Manco p’a capa 42. Il paradosso di Jevons e il modello di Volterra


Vito Volterra

Il matematico Vito Volterra fondò l’ecologia moderna con le equazioni che descrivono le oscillazioni tra predatori e prede. Il modello mostra che se al tempo iniziale le prede sono abbondanti (i pesci) i predatori (i pescatori) hanno grandi opportunità di crescere. La crescita dei predatori, però, fa diminuire le prede e questo porta alla crisi dei predatori che, a loro volta, diminuiranno, dando nuovamente occasioni di crescita alle prede. Il modello mostra due curve con oscillazioni sfasate che si inseguono. I predatori tenderebbero ad aumentare all’infinito, ma sono limitati dalla loro stessa efficienza che, causando la diminuzione delle prede, li penalizza, permettendo la ripresa delle specie. Se i predatori evolvono migliori tecnologie di prelievo, le prede si estinguono, come sta succedendo con la pesca. La nostra economia ha l’aspettativa della crescita infinita, e spinge tecnologicamente verso un prelievo sempre più efficiente della preda, presumendo che questo non ne comprometta l’integrità. I predatori siamo noi, la preda è il resto della natura. Abbiamo elaborato sistemi di produzione e consumo insostenibili, contro natura. Pensare di risolvere questi paradossi con la sola tecnologia è ulteriormente paradossale. La transizione deve essere ecologica, prima che tecnologica. Invece continuiamo a pensare che i sistemi economici funzionino diversamente dai sistemi ecologici, e continuiamo a produrre magnifiche tecnologie. Alla faccia di Jevons e di Volterra che, guardandoci, scuotono la testa. 

[“Il Secolo XIX” del 27 marzo 2021]

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