Si stima che con le chiusure decise dal Governo a partire da lunedì 15 aprile che la perdita a livello nazionale per il commercio rispetto a un mese normale nel quale ricade la Pasqua superi i 15,5 miliardi con una caduta del fatturato superiore al 30% del totale. Si tratta soprattutto di imprese di piccole dimensioni, la gran parte delle quali è localizzata a Sud: in tal senso, la pandemia – e le decisioni di chiusura – agiscono in modo asimmetrico sul territorio nazionale, accentuando differenziali che già esistono da oltre un decennio. Si tratta di differenziali di crescita che si autoalimentano in virtù di questi meccanismi.
1)La causazione cumulativa. Attiene a una dinamica che si genera spontaneamente, in assenza di interventi esterni e che fa sì che una volta determinatasi l’agglomerazione di imprese in alcune aree le imprese più deboli delle aree periferiche diventino sempre più oggetto di attività di fusione e acquisizione, impoverendo ulteriormente i territori nei quali sono localizzate.
2) Il consolidamento fiscale. Si tratta di politiche economiche basate sulla compressione della spesa pubblica e sull’aumento della tassazione, finalizzate a ridurre il disavanzo pubblico e il debito. Sono state attuate in Italia con la massima intensità nel biennio 2012-2013 e ancora oggi sono alla base degli indirizzi prevalenti di politica economica. Ci si aspetta che il consolidamento fiscale produca crescita per via della deflazione che esso comporta: minore inflazione significa minori prezzi dei beni esportati, dunque maggiori volumi di esportazioni, dunque incrementi del prodotto interno loro. Ma va osservato che le misure di consolidamento fiscale producono effetti asimmetrici in economie dualistiche. In questo schema, le diseguaglianze si autoalimentano, secondo il ben noto “effetto di San Matteo” pe il quale a chi più ha, più verrà dato.
3) Il consolidamento fiscale selettivo. Si ha che fare, in questo caso, con politiche fiscali differenziate su scala regionale. Su fonte Corte dei Conti si rileva che la spesa pubblica pro-capite è minore per le regioni del Sud ed è per queste maggiore la tassazione pro-capite. La ratio che ha prodotto questi risultati è verosimilmente da rinvenire nell’aspettativa di creazione di effetti di sgocciolamento (trikle-down economics). Gli effetti di sgocciolomento si hanno quando, in virtù dell’arricchimento delle aree più ricche di un Paese, margini della nuova ricchezza prodotta vanno anche a beneficio delle aree più deboli. Il problema è che, nel caso italiano, questi non si sono mai verificati.
La pandemia ha nociuto in modo asimmetrico sul piano settoriale e, per queste ragioni, ha inciso in modo diverso fra aree forti e aree deboli del Paese. Sia qui sufficiente ricordare quanto accaduto al settore turistico (uno dei settori trainanti dell’economia del Mezzogiorno) e all’emorragia di posti di lavoro in quel settore nel corso del 2020.