di Antonio Errico
Torna primavera un’altra volta, e ritorna la giornata della poesia.
Non è possibile sapere che cosa penserebbero, se potessero pensare, certi poeti, certi amici che vissero da queste parti, che furono maestri o stupenda compagnia, non si può sapere che cosa penserebbero se gli giungesse la notizia che oggi, il primo giorno di primavera, è la giornata mondiale della poesia. Forse qualcuno di loro avrebbe un sorriso d’ironia, forse un sorriso di compiacimento, anche, in fondo. Certamente penserebbero che alla poesia non si può dedicare una giornata, che non si può dedicare neanche un mese, un anno. Alla poesia, alla letteratura, a un’arte quale che sia, bisogna dedicare tutta un’ intera vita. Così penserebbero. Così hanno fatto loro: la vita tutta intera le hanno dedicato; le hanno dedicato anche la morte.
Così ha fatto Vittorio Bodini, per esempio.
Diceva: “Poesia, struggenti inchieste / sulla verità dell’essere, / scegliemmo la tua scorciatoia. / Non ci ha portati lontano,/no davvero. Sì, qualche volta l’ebbrezza/d’essere vicini a qualcosa/ ma in che rari momenti/e a che prezzo/d’insofferenze, di rotture/d’ogni più delicata trama d’affetti”.
C’è bisogno davvero di tutta la vita, di ogni anno, ogni giorno, ogni ora della vita, di ogni stagione, di ogni sogno, di ogni insonnia, ogni respiro, di ogni dolcezza o amarezza, di ogni realtà o fantasia, di ogni ragione e sentimento, di ogni ricordo di gioia e di malinconia se per condurre la propria inchiesta sulla verità dell’essere si sceglie la scorciatoia della letteratura, della poesia. Ci vuole tutto il coraggio che serve, tutta l’incoscienza di cui si è capaci, tutto l’altruismo e l’egoismo di cui si dispone dentro il cuore, per destinarsi alla solitudine, per squartare la propria trama degli affetti, per rinunciare a qualsiasi distrazione, a qualsiasi promessa ammaliatrice. Ci vuole l’arroganza di mettersi a cercare la verità dell’essere e l’umiltà di riconoscere che la ricerca, poi, in fondo, non porterà da nessuna parte: se non sulla soglia di qualche emozione, di qualche incantato stupore.
Chissà che cosa penserebbe Salvatore Toma di questa giornata mondiale della poesia. Chissà quale sorriso gli passerebbe sulla faccia.