Ma accanto al nome di quel critico letterario, filosofo, nonché politico e ministro della Pubblica Istruzione, vanno accostati quelli di altri personaggi, puntualmente citatidall’Autrice, con i quali Albanese ebbe rapporti non solo professionali: Matilde Serao, Edmondo De Amicis, Sarah Bernhardt, oltre ai tanti salentini.
Il saggio evoca le varie migrazioni di Albanese da un giornale all’altro che abbandonava senza preavviso a causa della sua intransigenza, il suo continuo migraredi città in città, il suo amore per Galatina, il suo impegno nel dibattito politico nelle campagne elettorali in Terra d’Otranto.
E qui ancora un altro aspetto che fa onore all’Autrice che, con piccoli ma significativiflash, mette al corrente il lettore del clima che si viveva, le tensioni e gli scontri feroci tra le varie fazioni; temi che aprono nuovi campi di ricerca sulle formazioni partitiche salentine tra l’Unità e la Grande Guerra, sulla borghesia galatinese emergente in quella fase politica italiana segnata dal trasformismo.
Ma anche per Albanese il lettore si porrà delle domande relativamente alla “parabola” che vede il giornalista, partito da posizioni garibaldine, approdare nella Destra moderata. Garibaldino della prima ora, all’età di 15 anni si era reso promotore di manifestazioni in favore dell’Eroe dei due Mondi, incorrendo negli schiaffoni dei suoi educatori; arruolatosi tra i Cacciatori delle Alpi aveva preso parte a diverse battaglie tra le quali Bezzecca e Mentana; era tra i primi giornalisti che entrarono in Roma il 20 settembre 1870.
Per avere contezza della evoluzione del suo pensiero politico e del suo schierarsi a favore dell’asse parlamentare moderato dovrebbe tornare utile l’analisi dei suoi articoli; Rosanna Verter ha solo gettato il classico “sasso nello stagno”: sarebbe auspicabile che altri raccogliessero il testimone; molto più concretamente e nell’immediato, dovrebbe essere l’Amministrazione Comunale a promuovere o sostenere iniziative culturali volte ad approfondire la figura di un giornalista che rifiutava il ruolo di pennivendolo, che aspirava ad avere un giornale tutto suo, Il Monitore, per il quale si era indebitato, i cui debiti non intendeva saldare mettendo sotto i piedi la propria dignità.
Preferì un colpo di pistola alla tempia destra che lasciò partire il 12 marzo 1882, morendo a soli 37 anni.
Corigliano d’Otranto 9 febbraio 2021
[Presentazione di Rosanna Verter, Fedele Albanese. Garibaldino e giornalista galatinese, Panico, Galatina 2021]