di G. Orlando D’Urso
Rosanna Verter continua a proporre non solo spaccati di vita galatinese, ma anche biografie di figure la cui importanza supera gli steccati del provincialismo e del campanile paesano, trattandosi di personaggi che hanno inciso anche in campo nazionale e la cui fama travalica – almeno per alcuni di loro – anche questi confini.
Come redazione di “Note di Storia e Cultura Salentina”, miscellanea di studi della Società di Storia Patria per la Puglia, Sezione del Basso Salento, di cui Verter è socia attiva e prolifica, abbiamo ospitato con entusiasmo il saggio su Fedele Albanese che l’Autrice qui ripropone, ampliato e arricchito di immagini, per una maggiore diffusione e conoscenza di un figlio di Galatina, con una vita tormentata, con un carattere duro e spigoloso, con una fierezza da rifiutare compromessi, con una forte passione giornalistica.
Fedele Albanese fu una penna tagliente che scriveva sulle più importanti testate giornalistiche di tutta la Penisola, noncurante di apparire scortese, esprimendo chiaramente il proprio pensiero, polemizzando, sovente, in maniera forte e aggressiva, tanto da essere oggetto di aggressioni fisiche, fino a uno scontro in duello. E qui emerge una chicca: fu appunto in seguito agli antefatti che sfociarono nel ricorso alle sciabole che i colleghi giornalisti presero atto dei pericoli che correvano la libertà di stampa, l’indipendenza del pensiero, il rispetto dovuto alla sua libera espressione. Fu quell’episodio che spinse i direttori dei massimi giornali a dar vita, tra il 15 e il 17 agosto 1877, all’ASPI (Associazione Stampa Periodica Italiana), divenuto poi, fino a oggi, FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana), sindacato dei giornalisti italiani, di cui il primo presidente fu Francesco Saverio de Sanctis, e vice Fedele Albanese.