Don Tonino Bello e Ruffano

Bergoglio ha rimarcato l’attualità del messaggio del vescovo salentino, sottolineando il fatto che capire i poveri fosse per lui la vera ricchezza e che egli non temesse la mancanza di denaro ma l’incertezza del lavoro. “Tonino. Questo nome, semplice e famigliare”, ha dichiarato Bergoglio, “che leggiamo sulla sua tomba, ci parla ancora. Racconta il suo desiderio di farsi piccolo per essere vicino, di accorciare le distanze, di offrire una mano tesa. Invita all’apertura semplice e genuina del Vangelo. Don Tonino l’ha tanto raccomandata, lasciandola in eredità ai suoi sacerdoti”[2].   Da tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo, viene definito un uomo coraggioso, sempre pronto a scendere in campo anche per combattere battaglie impopolari, un instancabile paladino dei poveri che anche quando diventò vescovo non smise mai di occuparsi della propria comunità ma rimase sempre, come lui stesso si definiva, “una polpetta di carne e di spirito”.  Uomo dai forti ideali, ma anche uomo d’azione, pronto ad assumere iniziative che all’opinione pubblica dell’epoca potevano sembrare azzardate, se non spregiudicate, come quando, il 7 Dicembre 1992, partì per Sarajevo assediata, una città dove lui sognava di arrivare per poter mettere fine agli spargimenti di sangue, nonostante fosse già gravemente malato. Molto risalto diede la stampa nazionale a quell’impresa e di quella spedizione di pace lo stesso Don Tonino rese conto in un diario pubblicato sia dal quotidiano “Il Manifesto”, col titolo “Diari di pace e di guerra”, nel dicembre 1992, che dalla rivista “Mosaico di pace”, organo di Pax Christi, col titolo “Viaggio di pace”[3].

In occasione della visita del Papa Francesco I, un post in rete dell’architetto Mario Cazzato mi ha ricordato che uno degli ultimi scritti del Vescovo Bello è stato la Prefazione al libro “La masseria Mariglia di Ruffano. Il recupero di un bene ambientale”, a cura di Aldo de Bernart e Mario Cazzato (Congedo Editore 1993). La masseria, così chiamata dal nome della nobile famiglia che l’ha posseduta dal XVI secolo, sorge sull’altura del Mocorone, uno dei due promontori di Ruffano, l’altro è la Serra, da cui si può ammirare tutto il panorama sottostante. Su questa altura, la Masseria costituisce un eccellente esempio di architettura gentilizia di campagna che nel corso del Novecento, dopo l’estinzione della famiglia Mariglia, è passata di mano fino ad arrivare nella proprietà della Diocesi di Ugento e quindi della Chiesa Madre di Ruffano “B.M. Vergine”, che ivi ha creato negli anni Novanta del Novecento una struttura socio ricreativa denominata “Città della Domenica”: un complesso polifunzionale gestito dall’Associazione “Amici della Tradizione Popolare”. Fu proprio in occasione dell’inaugurazione del complesso della “Città della Domenica”, che venne pensato e realizzato il libro anzidetto, affidato dal promotore Don Nino Santoro, Parroco della Chiesa Madre di Ruffano, alle cure di de Bernart e Cazzato. Un libro importante per la bibliografia ruffanese, impreziosito dalle foto di Franco De Vito e dalla Prefazione del Vescovo Tonino Bello. Tutto ciò mi ha fatto tornare in mente che non solo, come ricorda Mario Cazzato, la pubblicazione sulla Masseria Mariglia (che mi riporta al mio legame d’affetto con l’indimenticabile Aldo de Bernart) rappresenta uno degli ultimi scritti di Don Tonino, ma c’è dell’altro. Ruffano è legata a doppio filo al Vescovo degli ultimi. Infatti, fu proprio per la comunità ruffanese che Bello iniziò a scrivere e pubblicare. Per l’esattezza, egli compose i suoi primi articoli per lo storico bollettino “La voce di San Rocco”, edito dal Santuario di San Rocco di Torrepaduli. La rivista, una delle più longeve pubblicazioni salentine nell’ambito della stampa sacra, nacque nel 1948, voluta dall’allora Rettore del Santuario, Don Vito Lecci[4]. E fu proprio sul bollettino rivolto ai devoti della piccola comunità torrese che Don Tonino mosse i suoi primi passi, pubblicando, dal 1968 al 1973, una serie di pregevoli articoletti che sono stati raccolti insieme e ripubblicati nel 2008 da Don Rocco Zocco, allora Rettore del Santuario di Torrepaduli, in “Qualcosa di Bello. Pagine inedite di Don Tonino Bello”, Santuario San Rocco Torrepaduli (Editrice Salentina), con Introduzione di Don Giorgio Inguscio, all’epoca Rettore del Seminario Vescovile di Ugento, proprio quel Seminario dove Don Tonino era stato assegnato, nel 1962, dal Vescovo Mons. Giuseppe Ruotolo, alla formazione dei ragazzi, e del quale poi divenne giovanissimo Rettore. E dal Seminario di Ugento Don Tonino invia nel 1968 il primo contributo a “La Voce di San Rocco”: un articolo che riferisce della visita dell’Arcivescovo di Napoli, Cardinale Corrado Ursi, ad Ugento, in occasione delle celebrazioni diocesane per l’Anno della Fede. In questo articolo, compare la figura dell’eminente Vescovo di Ugento Mons. Ruotolo, centrale nell’ambito della pubblicistica salentina per i suoi studi storici, e importante del pari nella formazione del giovane Don Tonino. Seguiranno altri pezzi, alcuni pubblicati prima sulla rivista ufficiale della Diocesi di Ugento “Ugento Cattolica” e poi su “La voce di San Rocco”, altri scritti espressamente per il bollettino di Torrepaduli, che testimoniano gli esordi di pubblicista del “Servo di Dio” Don Tonino, meritoriamente raccolti dalla pubblicazione sopra citata. Il secondo articolo è “L’Eucaristia fonte di vita cristiana”, sempre del 1968, il terzo “Perché temete, uomini di poca fede?”,1968, il quarto “I Santuari…cliniche dello spirito”, del 1969, poi “Sarai giudicato sulla carità”, 1969, “Ma tu credi davvero?”, 1970, “Torna a Leuca la salma di Mons. Giuseppe Ruotolo”, 1971, in occasione della morte dell’illustre prelato, e ancora “Almeno: quanta malinconia!”, 1971.

Molto ricco l’apparato fotografico del libro, in buona parte proveniente dall’archivio di Mons. Giuseppe Martella. La raccolta prosegue con “La Chiesa e il dramma del Sud”, del 1973 e “Eucaristia e penitenza alla luce dell’Anno Santo della Redenzione”, sempre del 1973, in cui Don Tonino affronta anche importanti problemi teologici, forte dei suoi studi universitari in filosofia.  Un ritratto di Paolo VI ricorda il fondatore italiano del Movimento Cattolico Internazionale “Pax Christi” a cui, come è noto, il Vescovo Bello aderì, nel segno di quei diritti civili, umani, culturali e di solidarietà sociale di cui il prelato fece la propria bandiera. Bello fu Presidente di Pax Christi fino all’anno della morte, 1993.

I valori dell’associazionismo sono espressi anche nella sentita presentazione del libro “La Masseria Mariglia”, in cui Don Tonino scrive: “Siano allora benvenute tutte quelle associazioni che si ispirano alla conservazione dei nostri tesori di civiltà. Che preservano il ricordo delle nostre culture dalle intemperie dell’amnesia documentaria. Che mantengono vive, per lo meno nella catalogazione storica, le costumanze dei nostri paesi. Che svelano ai posteri, con gusto analitico, i legami con le antiche radici. Che affidano ad altre mani la ricchezza di tradizioni gelosamente custodite, non perché siano sterilmente collocate nei musei delle rimembranze, ma perché continuino ad ispirare la santità dei nostri costumi” [5]. Grazie ai contributi di Cazzato e De Bernart, il volume è di gradevole  consultazione ancora oggi, non solo per i ruffanesi che hanno a cuore la struttura sita sul “Mons Coronae” ( che guarda in linea d’aria le altre due masserie di Cardigliano di sotto, del 1400, e di Cardigliano di sopra, del 1930),  ma per tutti gli appassionati delle bellezze storiche salentine.


[1] Don Tonino, il profeta di speranza inviato tra noi da Dio, in “Quotidiano di Puglia” del 21 aprile 2018.

[2] Don Tonino e la sua terra finestra aperta sulle povertà e sulla speranza, in “Quotidiano di Puglia” del 21 aprile 2018.

[3] Scritti successivamente raccolti da Vincenzo Santoro in “Manifesto di pace”, Manni Editore 1993.

[4] Ermanno Inguscio: La Voce di San Rocco” 1948-1998. Indice alfabetico degli autori, in “La Voce di San Rocco”, Anno L, n.1, Galatina, 1998, pp. 5-6 (inserto).

[5] Don Tonino Bello, Città della domenica per la domenica della città, in  “La Masseria Mariglia di Ruffano. Il recupero di un bene ambientale”, a cura di Aldo de Bernart e Mario Cazzato, Galatina, Congedo Editore, 1993.

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