Si tratta cioè di fortunati ritrovamenti che l’indefesso ricercatore vuole portare alla luce, ovvero all’attenzione della non poco nutrita platea dei suoi concittadini e degli addetti ai lavori. Lo scavo storico infatti porta spesso lo studioso a rinvenire documenti del passato che, se da un lato sarebbe difficile pubblicare in rivista, anche per ragioni di spazio, d’altro canto però non offrono materia per costruirci un intero volume. Come afferma lo stesso Marrella, si tratta di frammenti di storia cittadina, ossia piccole tracce, che hanno pure una dignità e possono anche sollecitare l’attenzione degli eruditi e costituir sprone per ulteriori ricerche. Per questo lo studioso ha realizzato uno spazio editoriale apposito, piccolo, sia nel formato che nella foliazione, leggero come la storia che si racconta e come le pagine che scorrono fra le dita.
Il primo libro è “Un beneficio del 1623 nella seconda Matrice di Casarano” (Editrice Salentina, 2016). Dopo una Nota introduttiva dell’autore, si passa all’oggetto della trattazione: un atto voluto nel Seicento dal nobiluomo Giovan Battista Filomarini di Casarano, il quale alla morte dispone che, a suffragio della sua anima, venga eretto presso la Chiesa Matrice di Casarano un beneficio in onore dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, che possa tramandarsi ai suoi figli e nipoti. La chiesa a cui si fa riferimento nella trattazione è la seconda in ordine di tempo delle tre matrici edificate a Casarano in momenti successivi. Il nobiluomo stabilisce allo scopo una dote di 18 ducati annui, con un capitale complessivo di 200. Il contratto di donazione del beneficio, per volontà della moglie e dei figli, viene rogato il 30 agosto 1623 dal notaio Ottavio Caroppo di Casarano, e quindi viene inviato al Vescovo di Nardò, Girolamo De Franchis, affinchè conceda il suo consenso. Come si vede, niente di più che una sequela burocratica, se non che l’autore riesce da par suo a collocare questo semplice atto nell’epoca in cui si svolge, voglio dire ad inquadrarlo storicamente, e a lumeggiare tutte le connessioni, artistiche, religiose, sociali, antropologiche, che da questo documento promanano. Questa è cosa che può fare evidentemente uno storico preparato che conosca bene vicende, fonti e bibliografia, e tale è Marrella, che in Appendice riporta tutti gli originali dei documenti analizzati, ovverosia: la richiesta degli eredi del Filomarini al Vescovo di Nardò con atto compilato dal notaio Luigi De Magistris di Casarano, la concessione del Vescovo De Franchis, l’incarico di direttore e cappellano al sacerdote don Cosimo Megha di Galatone, scelto dalla famiglia, l’obbligo di celebrare una messa a settimana nella cappella, così dedicata all’Assunzione della Beata Vergine, e infine l’incarico a Don Marcello d’Elia, Vicario del Vescovo per la terra di Casarano, di avviare e completare la pratica per il possesso effettivo del beneficio da parte degli eredi Filomarini. Il libro è arricchito da un acquerello che riporta il disegno di copertina, opera di Donato Giannuzzi (“Madre Nostra”, 2016), che, stampato in 299 esemplari numerati, firmati dall’Autore, è stato distribuito in omaggio ai possessori del libretto.
La seconda opera è “S. Giovanni Elemosiniere ed il Risorgimento italiano” (Editrice Salentina, 2017), e riporta un documento poco noto ma molto importante per la devozione popolare casaranese. Si tratta di un panegirico in onore di San Giovanni Elemosiniere, compatrono di Casarano insieme con la Madonna della Campana, pronunciato probabilmente nel 1848 nella Chiesa Matrice di Casarano da Don Luigi Serafini, Arciprete di Alliste e Rettore del Seminario di Nardò. Si parla del famoso miracolo avvenuto nel 1842, di cui riferiscono le fonti, in particolare tre documenti, ai quali Marrella fa riferimento, due abbastanza noti ed uno quasi del tutto sconosciuto. Le fonti sono: il volume “Casarano e il suo patrono” di Salvatore Pino, edito nel 1974, una “Vita di San Giovanni Elemosiniere” dell’Arciprete Otello De Benedictis, edito nel 1943, utilizzato come riferimento da Pino nel 1974, e una “Vita di San Giovanni Elemosiniere Patrono di Casarano, col miracolo operato a 31 maggio 1842, nonché il Decreto della Curia Vescovile di Nardò”, opera del sacerdote Giuseppe De Donatis del 1886, alla quale a sua volta si rifaceva il De Benedictis: ed è su questa opera, la più antica e meno conosciuta, che si appunta l’attenzione di Marrella. In effetti, il De Donatis era stato testimone oculare dei fatti, cioè aveva assistito di persona al miracolo operato dal Santo nel 1842. L’autore riporta in Appendice il panegirico del Serafini. Da questo testo e dal miracolo di San Giovanni Elemosiniere parte una puntuale riflessione sulla situazione politica, sociale e religiosa della città di Casarano nell’Ottocento. Anche questo libro è arricchito da un’opera di Fernando Schiavano, che riproduce il disegno di copertina, in collage polimaterico (2014), riprodotta in 299 esemplari numerati, autografati dall’Autore, e inserita all’interno del volumetto stesso, fra l’ultima pagina e l’aletta di copertina, nella quale compare una breve scheda biobibliografica di Luigi Marrella. Bozzetti, come si può capire, tranches de vie, piccoli fatti di una comunità dell’estremo sud. Storia minima quindi, ma degna di essere raccontata. La memoria del passato, la difesa delle sue testimonianze, la rivalutazione delle bellezze artistiche, architettoniche, monumentali, il senso della sacralità delle antiche vestigia, il dovere morale di preservarle dall’incuria, dal degrado: tutto questo si propone di fare chi ama la propria città, chi è sensibile alla cultura, ed è questo anche il compito di chi, come l’autore, si fa ricercatore di memorie sepolte, dimenticate. “Lo sbaglio che lo storico ha sinora commesso è stato quello di essersi troppo allontanato dai soggetti, dai cittadini, dalla gente”, dice Marc Ferro, storico delle Annales. “I libri scritti dagli storici sono troppo lontani dai bisogni della società, dalle sue richieste e diventano così articoli puramente scientifici. Occorre cioè riportare la storia ad una fruizione più ampia”. Occorre coniugare la scientificità del dato con la divulgazione, la serietà e il metodo dello storico di rango con le esigenze di una fruizione ampia.