di Fabio D’Astore
Al n. 20 di Medit Europa, Collana di studi magistralmente diretta da Mario Spedicato, Docente di Storia moderna presso l’Università del Salento e Presidente della sezione di Lecce della Società di Storia Patria, si incastona il bel volume di Lucio Giannone, ordinario di Letteratura italiana contemporanea, intitolato Scritture meridiane. Letteratura in Puglia nel Novecento e oltre (pp. 236), pubblicato per i tipi delle Edizioni Grifo di Lecce.
Composti in tempi diversi e per varie occasioni (convegni, presentazioni, mostre, recensioni, ecc.), usciti in volumi miscellanei, riviste, giornali, tutti dedicati «ad aspetti e figure della cultura letteraria pugliese del Novecento e dei primi due decenni del Duemila» (Avvertenza), i ben ventidue ‘scritti’ che confluiscono nel volume danno atto dell’impegno incessante e continuo profuso da Giannone ai fini di una più attenta riformulazione della storia letteraria pugliese, indagata negli articolati rapporti con le coeve vicende artistico-letterarie delle altre zone d’Italia e d’Europa.
È in tale ottica che, a mio avviso, l’autore ha operato pure la sistemazione dei saggi all’interno delle quattro sezioni che li comprendono: I. Dal futurismo alla poesia visiva; II. Tra versi e prosa; III. Maestri e amici; IV. Occasioni di lettura, più una quinta, a mo’ di Epilogo, dedicata a una originale e convincente analisi delle interpretazioni letterarie del barocco leccese nel Novecento.
Ad esempio, nel saggio d’apertura della prima sezione, intitolato Letteratura e futurismo in Puglia, il critico, confuta in maniera perentoria taluni assunti storico-critici secondo i quali il movimento futurista avrebbe esaurito la propria spinta propulsiva al massimo intorno agli anni Venti del ‘900 e avrebbe espresso il meglio limitatamente ad alcuni settori (letteratura, pittura, scultura, architettura, musica e teatro) e solo in determinate aree geografiche (Milano, Firenze, Roma). Invece, Giannone ridefinisce le coordinate crono-tematiche e geografiche del futurismo, dilatandone l’arco cronologico almeno fino alla metà degli anni Quaranta del secolo scorso ed evidenziando come, ben al di là delle esperienze artistico-letterarie – da cui pure il futurismo era partito -, esso vada via via assumendo «ben presto una dimensione totalizzante che lo contraddistingue rispetto a tutte le altre avanguardie storiche europee» (p. 14). Ma soprattutto, sulla scorta di una serie di indagini condotte nel corso di molti anni, egli squaderna le angustie geografiche entro le quali si era voluto confinare il futurismo e ne palesa, al contrario, la portata nazionale, evidenziando come esso si radichi «un po’ ovunque», con peculiarità specifiche in rapporto alle diversità socio-economico-culturali delle diverse aree: comprese quelle che caratterizzano le feconde esperienze maturate in una regione periferica come la Puglia e, all’interno di essa, in Terra d’Otranto.