In inglese le attività predittive si chiamano forecasting. Si analizza il passato, si trovano delle relazioni tra gli eventi che hanno portato al presente, e si ipotizza il futuro in base all’esperienza del passato. La linea d’azione è: passato – presente – futuro. Non funziona quasi mai. Anche perché il nostro comportamento influenza il futuro, e non c’è niente di più imprevedibile del comportamento umano. Inoltre, queste predizioni fanno pensare che tutto sia già scritto e che non ci sia molto da fare. Bisogna passare al back-casting, disegnando un futuro desiderabile: il futuro che vogliamo. Si guarda quanto si discosta dal presente, si analizzano le condizioni del passato che hanno determinato il presente, e si programmano azioni future, a partire dal presente, che ci portino verso il futuro desiderato, avendo fatto tesoro degli errori del passato. La linea d’azione è: futuro – passato – presente – futuro. Si potrebbe dire che ci poniamo obiettivi a lungo termine e poi lavoriamo per raggiungerli. Le aziende lo fanno, e concorrono tra loro. In questo caso l’”azienda” dovrebbe essere l’umanità. Prendiamo il presente: il pianeta è sovrappopolato. L’enorme massa di umani sta erodendo le risorse naturali e presto la natura non ce la farà a sostenerci. Facile predizione: prima o poi le risorse smetteranno di essere sufficienti e ci saranno grandissimi sconvolgimenti, guerre, epidemie, carestie. I segni ci sono tutti, queste cose stanno già avvenendo in alcune parti del mondo. Ma si estenderanno a macchia d’olio. Sta già succedendo col covid? Ah, scusate! Ovviamente vogliamo un futuro senza covid, e il modo per averlo è il vaccino. Ma se continueremo a crescere arriveranno altri problemi. Il futuro che vogliamo è una popolazione di umani che sia in armonia con la natura e non la distrugga: si chiama sostenibilità. Dobbiamo diminuire di numero. Diciamo cinque miliardi? Come raggiungere l’obiettivo? Il modo cinese non ha funzionato. Prendiamo quello italiano. Il paese non cresce demograficamente. Non per l’insicurezza economica: i paesi che crescono di più soffrono la fame. Le donne italiane studiano, vanno all’università, vogliono un lavoro ben retribuito, benessere. I loro genitori lo hanno raggiunto e loro lavorano per ottenerlo, rimandando la riproduzione, e facendo pochi figli. Però investono molto su di essi. Prima c’era la quantità, ora c’è la qualità. Il benessere economico e culturale delle donne (sono loro che fanno i figli) è il miglior anticoncezionale.
Questo benessere va esteso a tutta la popolazione mondiale. Un obiettivo non da poco. Cominciamo ad estenderlo a tutta la popolazione italiana, inclusi gli immigrati. Certo, dato che la vita è lunga, per un po’ ci saranno più anziani che giovani, ma poi la composizione demografica si riequilibrerà. Come è avvenuto dopo le guerre e le pestilenze. Un altro futuro che vogliamo è di non dipendere da cose che avvengono lontano da noi. Produciamo le cose essenziali, senza dipendere dagli altri. Progettiamo pensando a quello che accadrà a quello che costruiremo, una volta che non ci servirà più. Il problema dei rifiuti si risolve non producendo rifiuti: un obiettivo strategico delle future tecnologie. Giusto per fare pochi esempi. Il nostro futuro dipende da noi, dobbiamo sapere cosa vogliamo e dobbiamo impegnarci per ottenerlo. Invece di prevedere il futuro, lo dobbiamo progettare. E chi parla di crescita deve essere preso a pernacchie. Nelle condizioni attuali crescita significa obesità. Non abbiamo bisogno di crescita: ci vuole equilibrio. Non confondiamo la dieta con la carestia.
[Il blog di Ferdinando Boero ne “Il Fatto Quotidiano” online del 2 marzo 2021]