Di mestiere faccio il linguista 36. Origine storica del dialetto

di Rosario Coluccia

La solidarietà linguistica che collega Salento, Calabria meridionale e Sicilia (territori dell’estremo sud della nostra penisola) viene percepita dai parlanti di queste regioni e anche dai non locali. Un amico rientrato da Messina mi riferisce, con un certa sorpresa, che in quella città ha ascoltato suoni e parole coincidenti con quelli del suo dialetto salentino. Ha ragione, l’affinità linguistica è reale. Un altro amico napoletano tempo addietro mi raccontò che, appena arrivato in Salento, era rimasto colpito da un costrutto sintattico frequente nella parlata di un suo collaboratore salentino. Questi, che fittiziamente chiameremo PincoPallino, cominciava sempre le telefonate dicendo «PincoPallino sono». E all’interlocutore napoletano, non abituato a questa struttura, veniva in mente per analogia l’attacco telefonico «Montalbano sono» dei libri e della serie televisiva di grandissimo successo. Aveva ragione, i dialetti salentino, calabrese e siciliano antepongono il soggetto al verbo in costrutti di quel tipo e, più in generale, hanno molti tratti in comune.

Nel 1977 il glottologo padovano Giovan Battista Pellegrini, riprendendo lavori di studiosi precedenti, trasferì su una cartina la classificazione dialettale del territorio italiano; in quella rappresentazione cartografica ad aree linguisticamente simili corrisponde identico colore. Le grandi partizioni dialettali italiane sono le seguenti: dialetti settentrionali, toscano, dialetti centro-meridionali, dialetti meridionali estremi, sardo. La cartina di Pellegrini mostra in maniera lampante la solidarietà che lega Sicilia, Calabria meridionale e Salento, caratterizzate da oggettiva parentela linguistica. Le cause della netta differenziazione tra dialetti salentini e dialetti barese e foggiano (nella nostra regione) e tra dialetti calabresi del sud e del nord (in Calabria) sono legate, molto probabilmente, alla storia di questi territori, segnati dalla presenza secolare di bizantini al sud e di longobardi a nord, in entrambi i casi. La Sicilia, fortemente ellenizzata fin dall’epoca preromana e non toccata dalla dominazione longobarda, è (relativamente) unitaria.

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