Raccolsero un sacco di conchiglie a testa, tornarono a casa, svuotarono i sacchi, selezionarono, lavarono tutte le conchiglie come si deve e si misero a lavorare. Cominciarono ad intagliare bottoni e bottoncini. Il nonnino Gordej intagliava, Sergun’ka levigava, rettificava e lucidava ogni bottoncino. Il nonnino faceva al centro dei bottoncini dei buchini, il nipote li cuciva a dozzine su dei cartoncini. Si lavorava allegramente.
Riuscirono a fare tante dozzine di bottoni. E vennero bellissimi, grandi e piccoli con riflessi iridescenti. Il nonno e il nipote andarono in città, consegnarono i bottoni in una merceria e riscossero il prezzo pattuito in contanti. L’intero incasso bastò per un paio di stivali, un berretto a visiera, una camicia a casacca rossa fiammante, un paio di braghette e ne rimase pure per comprare il the, lo zucchero, il pane bianco e le punte nuove per forare. Il nonno era contentissimo, ridacchiava e mandava fumo con la pipa.
«Guarda, Sergun’ka, quante cose utili siamo riusciti a ricavare dalle conchiglie!»
Sergun’ka si impensierì e chiese: «Come è successo che le conchiglie gratuite hanno cominciato ad avere un valore? Si sono trasformate in un nuovo berretto a visiera e sono diventate una bella camicia rossa, un paio di braghette di velluto e un paio di stivali eleganti che scricchiolano?»
«Perché dentro di loro era entrato il prezzo» – rispose il nonno.
«E quand’è che il prezzo era entrato dentro, nonnino?»
«Non saprei dirtelo, ragazzo mio.»
«Forse mentre le stavamo intagliando?»
«Se lo sapessi, te lo direi di certo» – fece il furbo vecchietto. Voleva che il nipote arrivasse da sé al nocciolo della faccenda.
Ma il nipote continuò: «Forse durante la foratura, nonnino?»
Un’altra volta il vecchio usò l’astuzia:
«Non ne ho la minima idea. Si tratta, per me, d’una forza assai misteriosa. Da molti anni mi dirigo sulla riva, prendo le conchiglie gratuitamente, ma per quale ragione cominciano poi a costare e quand’è che il prezzo entra dentro loro, non riesco ad immaginarlo. Perché non fai un salto dal mastro vasaio? Da lui, forse, potrai carpire quand’è che la forza misteriosa del prezzo entra nell’argilla gratuita.»
Arrivato dal mastro vasaio, Sergun’ka vide come il vasaio, dopo aver prelevato da un mucchio l’argilla gratuita, la lavorava con le mani e, miscelandola con della sabbia e dell’acqua, la faceva diventare un impasto, come quello del pane. Sergun’ka non distolse lo sguardo per un solo momento per carpire l’attimo in cui nell’argilla gratuita sarebbe entrato il prezzo.
Il mastro vasaio, intanto, buttò una palla d’argilla impastata sul tornio da vasaio, si mise a girare il tornio e, girandolo, modellò con le mani una brocca. Dopo aver modellato la brocca, prese un altro pezzetto d’argilla impastata, lo allungò e lo incurvò dandogli la forma di collo di cigno, facendolo diventare un bel manico per la brocca. Prese, poi, un utensile-bastoncino e si mise ad abbellire la brocca con fiori mai visti e con rose, con uccelli esotici, con grappoli d’uva e di ribes. Colorò, quindi, il tutto con un pennellino e mise la brocca all’interno di una fornace.
A cottura terminata il mastro vasaio tirò la brocca fuori dalla fornace. Sergun’ka rimase a bocca aperta, indietreggiò persino dalla meraviglia, non poté staccare gli occhi dagli uccelli blu con una galaverna argentata, dall’uva d’oro niellata. Era diventata una brocca dal prezzo altissimo. Ma a quale punto della lavorazione avesse acquisito valore, il momento esatto in cui il prezzo le era entrato dentro, Sergun’ka non lo vide ed il mastro-vasaio non seppe spiegarglielo in modo preciso.
«Probabilmente» – disse, – «quando era sul tornio da vasaio, o, forse» – presuppose, – «durante la cottura dentro la fornace. Oppure, mentre usavo l’utensile-bastoncino. Sai cosa ti dico, ragazzo, dovresti andare dal mastro-carpentiere delle barche, che scalpella dal legno barche di gran prestigio e ad alto prezzo. Magari, là, avrai finalmente una risposta alla tua domanda.»
Il mastro vasaio in quanto a furbizia non era da meno del nonno, non a caso loro erano vecchi amici. Voleva anche lui che Sergun’ka scoprisse da sé il complesso mistero del prezzo.
Sergun’ka andò nella tajga dal mastro-carpentiere di barche. Vide il mastro-carpentiere di barche abbattere un albero gratuito largo tre braccia, segare dal tronco un ceppo lungo quanto bastava e mettersi a scavare nel ceppo, tirandone via la polpa. Scavò dentro, gli diede una sagoma, ammollò il semilavorato della barca, mise dei distanziali ai lati. Si aprì, si allargò la barca. La prua e la poppa si alzarono e aggiunsero del valore alla barca.
Sergun’ka cominciò un po’ a capire come e con che cosa il mastro-carpentiere riuscisse ad assegnare un prezzo ad un ceppo di legno. Andò dagli altri mastri a cercare la stessa risposta. Vide come dei mastri, specializzati in fibra tigliosa, strappavano la scorza gratuita del tiglio, la bagnavano, la scotolavano e, con la fibra ricavata, tessevano dei grandi sacchi, che oramai avevano il loro prezzo. Andò a trovare anche dei mastri-cestai che facevano varie cose con il vimini gratuito ed anch’esso arrivava ad avere un prezzo. Vide tanti mestieri il nostro Sergun’ka e tuttavia non riuscì ad arrivare alla radice del prezzo.
Era andato persino dai pescatori. Il pesce pure gratuito nuotava nelle acque, ma bastava pescarlo e la forza misteriosa del prezzo entrava all’improvviso anche nel pesce. E così dappertutto. A guardare, era una serratura semplice, ma la chiave non si trovava.
Camminando e camminando, nel seguire i diversi mestieri, giunse Sergun’ka, per puro caso, dal mastro-tagliapietre. Parlò con il mastro della chiave del prezzo e il tagliapietre gli disse: «Finché tu stesso non inizierai a lavorare – quella chiave non la potrai trovare.»
Il desiderio forte di Sergun’ka di avere la chiave del prezzo, lo spinse immediatamente a provare a tagliare le pietre. Non subito, certo. Dapprima portava solo le pietre al mastro tagliapietre; gli dava un paio di pietre e pian piano iniziava ad apprezzarle. Dentro la roccia la pietra era gratuita. Una volta arrivata sul posto, cominciava subito ad avere un costo.
Il mastro tagliapietre insegnò a Sergun’ka a sgrossare le pietre ai lati, per farle diventare diritte. Per costruire non andava bene una pietra qualsiasi, andava sgrossata a misura. Ed era sufficiente sgrossare una pietra per accorgersi che il suo prezzo – tacchete – era aumentato.
Sergun’ka imparò dal mastro tagliapietre a smussare la pietra. A questo punto bastava che desse uno smusso preciso ad una pietra e il suo prezzo si alzava quasi del doppio.
Quando la sua bravura e le sue capacità arrivarono a scolpire nella pietra delle colonnine panciute e dei riccioluti capitelli, Sergun’ka smise di fare domande sulla misteriosa forza del prezzo. Aveva capito da solo. E una volta capito, decise di andare a trovare suo nonno.
Arrivò dal nonno e gli disse: «Adesso, nonnino, sono un tagliapietre. Scolpisco tigri e leoni; mi capita scolpire perfino dei demoni in pietra. Per te invece ho scolpito dei bottoni di diaspro. Spero che ti piacciano!»
Il nonno prese il regalo del nipote e vide che quei bottoni erano uno più bello dell’altro.
«Pagherebbero un alto prezzo per dei bottoni tanto belli» – commentò il nonnino Gordej, soddisfatto. «Ma dimmi, nipote» – domandò il nonno subito dopo, – «sei riuscito, poi, a sapere da qualcuno, cos’è la forza misteriosa del prezzo?»
«Sì, nonno, ho saputo, ma non da qualcuno, ci sono arrivato da solo, cominciando a lavorare. La forza misteriosa del prezzo sta tutta nelle mani: le mie, le tue, quelle del vasaio, del falegname: nelle mani lavoratrici…»
Così Sergej scoprì il grande mistero del prezzo, trovò la chiave per tutte le serrature. Da allora in ogni cosa che vedeva attorno – un edificio, un tavolo, un tessuto arabescato, il pane, dei bottoni con riflessi iridescenti – scorgeva il lavoro dell’uomo: il prezzo di tutti i prezzi, la radice di tutti i valori preziosi della nostra terra e della vita stessa.
[Traduzione dal russo di Tatiana Bogdanova Rossetti]