di Ferdinando Boero
Sono un tecnico: studio la biodiversità e il funzionamento degli ecosistemi e ho competenze comprovate da produzione scientifica. Da tecnico, dico che i tecnici dovrebbero fare i tecnici e non i politici: non sono favorevole ai governi tecnici, preferisco che la politica sia fatta da politici in grado di utilizzare le competenze di molti tecnici e di fare una sintesi dei loro pareri, in modo da prendere decisioni basate sulla migliore conoscenza disponibile. A volte tecnici con competenze differenti possono dare consigli discordanti: il politico deve decidere quali considerare preminenti. Un tecnico assurto a ruolo politico potrebbe non essere incline ad ascoltare tecnici con convinzioni differenti dalle sue. Pensate a un Ministero della Salute affidato a Zangrillo, oppure a Burioni. Il ministro Speranza non è un medico, è laureato in Scienze Politiche. Le sue competenze in campo medico sono irrilevanti. Da Ministro della Salute si è affidato ad un Comitato Tecnico Scientifico, che comprende personalità di alta competenza in campo medico. Ma non è il CTS a definire la politica. Speranza deve ascoltare anche i portatori di interessi influenzati dalle sue decisioni, prima di tutto quelli economici, e decidere se dare più importanza alla salute o all’economia.
La seconda ondata pandemica è dovuta al rallentamento estivo della stretta che limitava i rapporti tra le persone: forte di questa esperienza, Speranza non cede alle pressioni di chi privilegia gli interessi economici, e il CTS riceve più ascolto rispetto ai portatori di interesse. Il generalizzato disprezzo per i politici, dovuto al fallimento di molta politica, è giustificato, ma non può diventare disprezzo per la politica. La politica è assolutamente necessaria e, se paragoniamo la lotta alla pandemia ad una guerra, il politico è il generale che non scende in campo, ma guida chi è sul campo e combatte, ordinando cosa fare, come farlo e dove. E deve fare in modo che i rifornimenti e i rinforzi arrivino tempestivamente alle truppe, curando l’organizzazione del corpo di armata, cambiando rapidamente tattica per rispondere alle azioni del nemico, perseguendo una strategia. Un buon generale, ovviamente, dovrebbe prevedere le azioni del nemico e non dovrebbe farsi guidare dagli eventi, dovrebbe guidarli. Ma questa è la teoria. In pratica sappiamo che è proprio la prontezza nel fronteggiare eventi imprevisti che fa la differenza tra un generale diligente e un generale geniale, che impara dai propri errori.