Manco p’a capa 32. Dobbiamo mettere la natura nella nostra Costituzione

Intendiamoci, avevano ragione tutti a decantare l’importanza dei singoli argomenti, ma avevano torto tutti a lasciar intendere che solo il LORO argomento fosse importante. Non avevo interventi programmati ma nella discussione dissi che nella nostra Costituzione l’articolo 9 tutela il paesaggio e il patrimonio culturale. Non c’è il patrimonio naturale, e il paesaggio è una concezione estetica: la natura modificata mirabilmente dalla mano dell’uomo. Ma è altro rispetto alla natura. Dobbiamo mettere la natura nella nostra Costituzione, come valore fondante. Da giurista, Orlando rimase colpito e mi invitò al ministero, per parlare. Ci vediamo dopo le vacanze di Natale, mi disse.  Mi diede appuntamento nella prima metà di febbraio. Alla data convenuta andai al Ministero ma quel giorno Renzi aveva fatto cadere Letta e Orlando, ovviamente, non era in sede: me ne tornai a casa con le pive nel sacco. Orlando fu ministro anche nel governo Renzi, ma alla giustizia. I suoi successori non ripresero quel tentativo di mostrare la trasversalità dell’ambiente, e la Green Economy fu accantonata. 

Ora, con il New Green Deal, quella intuizione di Orlando diventa cogente. Ora abbiamo il Recovery fund, le cui linee guida contengono la parola biodiversità più di cento volte (credo di averlo scritto già qualche volta in questa sede), e pare che persino qualche economista abbia capito cosa significa Green Economy. Saranno in grado la comunità scientifica e le associazioni ambientaliste di presentare un piano complessivo che superi le specificità di ogni “portatore di interessi”, il cui primo interesse pare essere di distinguersi dagli altri? Ai tempi di Orlando l’operazione fallì, e tutti presentarono il loro piano, senza una visione complessiva. A chi dare retta? I tempi non erano maturi. Per l’Unione Europea i tempi sono maturati, almeno nelle intenzioni dichiarate. Ora rimane da vedere se l’Italia, il maggior beneficiario dei fondi per le prossime generazioni, sarà in grado di fare un piano adeguato. Ma per farlo è necessario un cambio di valori, magari anche nella Costituzione. Nelle varie versioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza la natura era praticamente assente, se non come fornitrice di beni. Anche questo l’ho già scritto. Ora pare che il Movimento 5 Stelle sia tornato sui suoi passi, sulla vecchia strada della sostenibilità, abbandonata per atteggiamenti populisti. Finisco facendo l’esegeta di Grillo: uno vale uno non è uno vale l’altro. È la traduzione di one man one vote: la base della democrazia. Consultare la base su una piattaforma elettronica, poi, sarà anche una pagliacciata, ma sempre meglio di congressi con tessere comprate, o con un capo che decide alla Leopolda o a Arcore. 

[Il blog di Ferdinando Boero ne “Il Fatto Quotidiano” online dell’11 febbraio 2021]

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