di Ferdinando Boero
Ho appena finito di ascoltare il discorso di Giuseppe Conte al Parlamento. Ritengo che il Presidente del Consiglio sia la persona più indicata a gestire il Piano Nazionale di Rinascita e Resilienza, per l’utilizzo di enormi risorse che arriveranno per merito del suo governo e delle sue personali visite a Bruxelles.
Ho letto l’ultima versione del PNRR e ho letto le linee guida che la Commissione ha emanato per la sua redazione. I caposaldi identificati dalla Commissione sono quattro, e uno riguarda la transizione verde e digitale. La transizione verde prevede sei pilastri: 1 – mitigazione del cambiamento climatico, 2 – adattamento al cambiamento climatico, 3 – protezione e uso sostenibile delle risorse acquatiche e marine, 4 – transizione all’economia circolare, 5 – prevenzione e controllo dell’inquinamento, 6 – protezione e restauro della biodiversità e degli ecosistemi.
La Natura (in termini di biodiversità ed ecosistemi) non è presente nell’ultima versione del PNRR e non è stata menzionata nel discorso di Conte. Il PdC si dichiara disponibile a prendere in considerazione modifiche e miglioramenti, però sarebbe bene, prima di tutto, ascoltare quel che chiede la Commissione. Un piano da più di 200 miliardi deve soddisfare tutte le prescrizioni richieste: la Commissione non ama farsi prendere in giro. Nel PNRR non ci sono misure dirette di protezione e restauro della biodiversità e degli ecosistemi, il pilastro 6 della transizione verde. Come anche mancano la Protezione e l’uso sostenibile delle risorse acquatiche e marine, il pilastro 3 della transizione verde. Ma c’è di più, tra quello che manca. Una delle Missioni identificate dall’Unione Europea per implementare la transizione verde chiama Salute degli Oceani, dei Mari, delle Acque Costiere e Interne. Questa Missione manca nelle Missioni del PNRR.