di Ferdinando Boero
Il 3 gennaio Greta (che si chiama anche Tintin) ha compiuto 18 anni. Per qualcuno ha cambiato il mondo, per altri è “gretina”, e gretini sono i suoi simpatizzanti. Adottata dai mezzi di informazione, Greta è diventata un simbolo della lotta per l’ambiente, una beniamina per alcuni, una nemesi per altri. È stata sia dileggiata sia santificata per la sindrome di Asperger, una caratteristica che la accomuna a Charles Darwin e Albert Einstein, Bill Gates e Steve Jobs, di indole solitaria e molto determinati, oltre che geniali. Diversi dai cosiddetti “normali”, in altre parole: fuori dalla norma.
Violentando le mie aspettative, temo che Greta sia un fenomeno mediatico destinato a non avere grandi riscontri. I grandi di tutto il mondo hanno dato l’impressione di “aver capito” l’importanza della natura ben prima che lei nascesse, quando, nel 1992, firmarono la Convenzione di Rio sulla biodiversità. Da allora hanno firmato altre convenzioni, accordi e protocolli: tonnellate di scartoffie. Papa Francesco, con Laudato Si’, ripete il concetto. Prima di lui si pronunciano sia Benedetto XVI sia Giovanni Paolo II, con la famosa frase “La natura si ribellerà a quello che le stiamo facendo”.