Manco p’a capa 19. Uomini che uccidono le donne

Quante canzoni, quanti romanzi e quanti film “nobilitano” artisticamente comportamenti da mettere al bando? Mi direte: sono rappresentazioni di una realtà che purtroppo esiste. La versione maschile della nostra specie è una brutta bestia. Non ammazza solo le donne, ammazza anche gli uomini, i vecchi e i bambini. Riesce a fare le nefandezze più efferate, sia da solo sia in branco. Riusciremo con la cultura a farlo evolvere in qualcos’altro? Ci stiamo provando.

Chi compie questi gesti spesso viene descritto dai vicini come persona mite e gentile. Chi lo avrebbe mai detto? E già. Mi vengono in mente i cani grossi, con un fisico possente. Accade che uccidano i loro padroni, o i loro figli. Certi cani devono essere addestrati per poter essere controllati adeguatamente. Un cane non addestrato, se di dimensioni ragguardevoli, può diventare mortalmente pericoloso. L’addestramento si chiama educazione, nella nostra specie.

I proprietari dei cani tendono a difendere le loro bestie e a incolpare le vittime degli attacchi. Si è sentito minacciato, si è accorto che avevi paura, gli avevi preso il posto sul divano, stava mangiando e lo hai disturbato, difendeva il territorio, credeva che mi attaccassi. Insomma, il cane ti attacca ed è colpa tua. Come si dice delle donne che sono uccise dagli uomini: se la sono cercata. Aveva la gonna corta, era nel posto sbagliato, ha incoraggiato l’uomo e poi si è negata… e via così.

Certo, se incontro un pitbull non mi comporto come se fosse un barboncino (anche se è più facile che sia un barboncino a mordere) ma non è colpa mia se il pitbull interpreta qualche mio comportamento come una provocazione e mi attacca. Non è giusto che tutti debbano conoscere l’etologia canina per girare per strada. Così come non è giusto che siano le donne a dover conoscere l’etologia maschile, se vogliono girare per strada. Magari vestite come pare a loro. Ma poi le donne sono spesso uccise a casa loro, da chi dice di amarle: i mariti, i fidanzati, i padri.

Per quanto faremo, temo che gli uomini resteranno quello che sono e resteranno potenzialmente pericolosi per le donne (e per gli uomini, e per i bambini), soprattutto ora che le donne sono più indipendenti da presunti dominatori. I maschi di Homo sapiens sono dei deboli forti. Non rinunciano al possesso delle donne (che da sempre scelgono gli uomini con cui accoppiarsi, lasciando loro l’illusione della conquista) specialmente ora che, finalmente, le donne si stanno liberando dal ruolo delle conquistate e possedute.

Chi uccide ha sempre torto (anche se uccidere per fermare chi sta commettendo barbarie può essere legittimo) e chi è ucciso è una vittima. La colpevolizzazione delle vittime è un’aberrazione logica che non può essere contemplata come spiegazione o addirittura giustificazione delle uccisioni.

Dobbiamo capire il fenomeno, non per giustificarlo ma per cercare di prevenirlo e arginarlo, educando opportunamente gli uomini e le donne. Dietro un maschio violento spesso c’è una madre che lo giustifica e, accanto a lei, un paesaggio culturale aberrante. Del resto, pensateci: il figlio che se le tromba tutte è un conquistatore, un figo. Ma la figlia che se li tromba tutti è una puttana, una poco di buono. E se alla fine ne trova uno che la picchia e magari la uccide… beh, se l’è cercata. Poi, ovviamente, in teoria una donna non si tocca nemmeno con un fiore. In teoria.

[Il blog di Ferdinando Boero ne “Il fatto Quotidiano” online del 2 dicembre 2020]

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