Questo è un tempo che richiede e talvolta impone di tentare l’ulteriore, attraverso un processo costante di ricerca che esclude ogni situazione di definitività, di acquisizione compiuta e completa.
Questo è un tempo che ha necessità di una riformulazione e di una rifondazione di significati, di nuove modalità di relazione con gli accadimenti e con le cose, con la Storia, la cultura, la formazione, con le trasformazioni che si verificano rapidamente, vertiginosamente. E’ un tempo che ha bisogno di un modo diverso di mettersi in confronto con la scienza e con le arti, con la realtà e con la fantasia.
Nessuna bellezza si potrà realizzare se non si elaboreranno virtuose combinazioni di arti e scienze, filosofie e religioni, tecniche e tecnologie.
Si avrà necessità di percorsi interdisciplinari, anche transdisciplinari, di una pluralità e al tempo stesso di una convergenza di esperienze esistenziali e, in quanto tali, culturali.
La bellezza del passato si serviva di metodi, tecniche e strumenti prevalentemente disciplinari e con quegli elementi ha realizzato opere strabilianti, che probabilmente non si possono superare. Adottare gli stessi metodi, le stesse tecniche, gli stessi strumenti, comporterebbe, inevitabilmente, la produzione di copie, di imitazioni. Allora serve davvero un nuovo modello di pensiero, nuove espressioni di creatività, nuove forme di sperimentazione. Certo, senza ignorare e senza trascurare quello che è stato. Senza rifiutare la memoria. Il passato, con la sua rete di esperienza, con il prodotto della elaborazione concettuale, con la sistematizzazione della conoscenza, costituisce una condizione essenziale per ogni nuovo pensiero, per ogni nuova forma di creatività.
Ai giovani è affidato il compito di realizzare la bellezza del futuro. Ovviamente. Inevitabilmente. Al loro entusiasmo, alle loro passioni. Alle loro conoscenze, alle loro competenze. Ai loro desideri.
Loro hanno un sistema simbolico e culturale diverso, esperienze diverse, storie diverse, un diverso immaginario individuale e collettivo. Hanno tempi, modi e strumenti di apprendimento diversi, sanno confrontarsi con contesti e situazioni globali perché dalla globalità sono avvolti e coinvolti. Sono creature di un’epoca che ha mutato radicalmente l’antropologia, le modalità di pensiero, la logica, gli strumenti del conoscere e del comunicare, i sistemi di riferimento, le forme di relazione sociale, le modalità di apprendimento, i significati di informazione e di cultura. Loro vivono in una coesistenza di passato e presente, di lontano e vicino. Possono spostarsi virtualmente in ogni tempo e in ogni luogo; possono virtualmente appropriarsi di ogni storia e di ogni geografia. Non hanno limiti, non hanno confini. Sono viaggiatori, esploratori di territori sconfinati. Conoscono cose che nessuno ha mai conosciuto. Sono il nuovo venuto. Michel Serres, il filosofo ed epistemologo francese ha detto che, senza rendercene conto, nel tempo che va dagli anni Settanta ad oggi, è nato un nuovo essere umano. Il nuovo essere umano ha un pensiero diverso e quindi un diversa visione della realtà, una diversa immaginazione, un altro concetto di creatività e una sua diversa espressione. Soltanto loro, con quella diversità di visione, di immaginazione, di creatività, dunque, possono realizzare una nuova bellezza, coerente con i tempi e i luoghi che saranno, con i linguaggi che attraverseranno quei tempi e quei luoghi, con le narrazioni che nel loro presente rappresenteranno un altro futuro.
[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, Domenica 29 novembre 2020]