di Gigi Montonato
Il libro di Adalberto Antonio Protopapa, “come gocce di rugiada. biografia di un artista” (Rotomail Italia, Vignate 2020), formato album, pagine non numerate, ricadrebbe nel genere romanzo di formazione. Il condizionale, perché non si tratta di una vita inventata ma di una vita vera, di un’autobiografia. In copertina, la foto d’antan di due novelli sposi in viaggio di nozze a Firenze, con sullo sfondo una vista panoramica della città con la cupola del Brunelleschi, annuncia la soglia famigliare. Sono i suoi nonni paterni Adalberto e Lucia Caroli. L’io narrante coincide col personaggio protagonista e con l’autore, che nel libro ha il nome di Paul, senza mistero sulla sua vera identità, e trova la soluzione alla fine quando si esplicita che autore e personaggi sono la stessa persona: tre in uno. A tratti ha i caratteri di una saga, quella della sua famiglia, nella duplice, anzi triplice, ascendenza dei nonni paterni e materni, dato che la mamma oltre ai genitori adottivi ha sempre mantenuto ottimi rapporti con quelli naturali.
L’autore, come in certi romanzi fra Otto e Novecento, cerca se stesso attraverso un processo psicologico di analisi. Egli si crea un altro da sé che ha la funzione di raccontarlo perché lo aiuti a ricongiungersi nella sua interezza. Così si abbandona al flusso di memoria, inconsciamente rappresentato dalla pagina fitta di scrittura, che dà l’idea proprio di una colata di ricordi in appagante ma indisciplinata memorialità. In essa cerca le ragioni del suo essere diventato e le trova inevitabilmente nel suo essere stato.