di Gianluca Virgilio
Classi sociali. Esistono ancora le classi sociali? Carlo Altini, Perché l’antipolitica aiuta il capitalismo, “Il manifesto” di venerdì 17 maggio 2013, p. 15, risponde di sì, le elenca e descrive: “In primo luogo abbiamo la classe cosmopolita – invisibile e “senza luogo” – dei proprietari globali dell’economia finanziaria e industriale. Caratteristica fondamentale di questa classe consiste nell’essere un “potere indiretto”, particolarmente efficace in quanto opera in assenza del vincolo di rappresentanza, di trasparenza e di territorialità. Organicamente collegata alla classe dominante si è strutturata una classe intellettuale composita – organizzata sia su base nazionale che transnazionale – che gestisce la “sovrastruttura” ideologica del capitalismo: questa classe comprende giornalisti, pubblicitari, scrittori per i media, scienziati e professori universitari, il cui compito consiste nella produzione e diffusione di una sfera simbolico-culturale funzionale alla riproduzione del sistema economico. A un livello inferiore la classe degli alti funzionari, che comprende una pluralità di soggetti sociali addetti al funzionamento del sistema: dagli amministratori delegati ai manager della produzione, dai diplomatici ai funzionari statali, ivi compresi gli uomini politici. Agli ultimi due gradini della scala troviamo due categorie sociali divise solo da un diverso stato giuridico (..): da un lato, impiegati dello Stato, operai delle grandi organizzazioni industriali e commerciali, dipendenti del mondo finanziario; dall’altro lato, gli “ultimi” del mondo, cioè i lavoratori delle piccole imprese, i precari, i disoccupati e i migranti. Alla luce di questo nuovo quadro sociale non è lontano dal vero affermare che oggi i capitalisti comandano, i tecnici governano, i politici canalizzano il consenso e gli intellettuali rendono desiderabile il sistema, tanto da rendere evidente la vittoria teorica del marxismo dopo la crisi del marxismo”.