Forse diventa meno difficile comprendere o discutere la realtà quando per natura e cultura essa si trasforma e ci trasforma. Accade con la storia, per esempio. Si può discutere e comprendere i fatti e i personaggi, quando i fatti e i personaggi si sono trasformati, trasformandoci. Finché si vive di giorno in giorno le cose che succedono, finché di quelle cose si è protagonisti, mentre si verifica l’impatto con gli eventi e si è completamente impegnati a tentare di governarli, comprenderli diventa complicato. Certo, si reagisce, ma frequentemente si tratta di una reazione emotiva o ideologica; si critica perché si pensa che le cose debbano andare diversamente; ci si oppone per dolore, delusione, malcontento; si discute perché l’evento spesso squaderna le consuetudini e le certezze, disarticola gli equilibri, introduce incognite nei sistemi di riferimento. Però comprendere è difficile davvero.
La realtà ci appartiene a tal punto, apparteniamo a tal punto alla realtà, che non abbiamo motivi, e a volte nemmeno il tempo, per riflettere sulle sue condizioni. Se lo facessimo forse ci accorgeremmo che non di rado il nostro confronto con essa non si fonda sui significati sui quali si dovrebbe fondare. Forse ci accorgeremmo che si attribuisce una eccessiva importanza ad alcuni aspetti che non sono propriamente essenziali ed una importanza minima, inadeguata, ad aspetti che invece dovrebbero avere un’importanza assoluta, per tutti, per tutto.
Il rapporto con gli altri, per esempio. Per qualsiasi ragione, ad ogni livello, soggettivo e collettivo, costante oppure occasionale, marginale o sostanziale. Ad ogni tipo di rapporto con gli altri si dovrebbe dedicare un senso profondo, perché tutto il resto dipende da quella profondità di senso. Soprattutto quando i tempi e gli avvenimenti possono provocare l’egoismo.
Verso la fine del discorso, David Foster Wallace dice che vi sono molti tipi di libertà, “e del tipo che è il più prezioso di tutti, voi non sentirete proprio parlare nel grande mondo esterno del volere, dell’ottenere e del mostrarsi. La libertà del tipo più importante richiede attenzione e consapevolezza e disciplina, e di essere veramente capaci di interessarsi ad altre persone e a sacrificarsi per loro più e più volte ogni giorno in una miriade di modi insignificanti e poco attraenti”.
Essere capaci di interessarsi agli altri, dunque. A volte gli altri sono coloro che ci vivono accanto. A volte gli altri sono l’umanità per intero, che però è formata sempre da qualcuno che vive accanto ad un altro, in una catena che comincia ad un punto e probabilmente finisce esattamente nel punto da cui è cominciata.
Per esempio. Accade sempre più frequentemente, in diverse occasioni, in diversi contesti, che si dica dell’urgenza di disinnescare le mine dell’inquinamento che abbiamo disseminato per tutto il Pianeta. Ma per poterlo fare veramente, diventa indispensabile pensare che su quelle mine sono gli uomini che saltano: l’uomo che ci vive accanto e che a sua volta vive accanto ad un altro, nella catena che comincia e finisce allo stesso punto: esattamente nel punto in cui ci troviamo noi. Forse in questo modo si capisce che attribuendo un senso profondo al rapporto con l’altro, si attribuisce una profondità di senso al rapporto con se stesso. Forse in questo modo si capisce che non ci può essere salvezza per sé senza che ci sia una salvezza dell’altro. Banalmente: tutti o nessuno; insieme con l’altro qualcosa è possibile; da soli è impossibile tutto. Non si può spezzare la catena.
Come i due giovani pesci, noi non sappiamo cos’è l’acqua. Però riusciamo a sentire com’è. Riusciamo a sentire se è torbida. Riusciamo anche a capire che, non potendo abbandonare quell’acqua della realtà che si è intorbidita, dobbiamo necessariamente fare di tutto per ripulirla. Dobbiamo ripulire la realtà dagli elementi che la intorbidiscono perché questa condizione ci consente di sopravvivere. Ciascuno ci mette qualcosa in modo da poter ripulire l’acqua di tutti.
Siccome si ha la possibilità e la libertà di farlo, allora si tratta semplicemente di decidere se si intenda servirsi di questa possibilità, se si intenda esercitare questa libertà.
Sembra una cosa semplice, in fondo. Almeno da dire.
[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, Domenica 22 novembre 2020]