di Antonio Errico
Ab assuetis non fit passio. Non nasce passione dalle cose a cui siamo abituati: da quelle che ci circondano, da quelle che facciamo ogni giorno, dalla consuetudine, dall’ordinario, dall’abitudine, non viene nessuna passione. Si avverte sempre il bisogno dell’insolito, del nuovo, di qualcosa di straordinario che stupisca, che affascini, coinvolga. Forse è normale. In tempi normali, consueti, forse è normale che si senta il bisogno di un’esperienza nuova che richiami, che provochi una passione. In tempi normali. Ma quando i tempi non sono proprio normali, quando si verificano fenomeni e storie che suscitano stupore, meraviglia anche impaurita alle volte, allora, in quei tempi, si sente il bisogno di appassionarsi alle cose consuete, alle storie di ogni giorno, agli affetti profondi, essenziali. Ecco: forse quando i tempi si presentano con tratti straordinari, si sente il bisogno dell’ordinarietà dell’essenziale. In tutto. L’essenziale è quello che consente qualche certezza particolare nell’incertezza generale. Sono le creature e le situazioni di cui ci si può fidare. E’ la soglia di casa, uno stretto legame, il volto che riconosci, la voce che ti rasserena, una memoria che ha messo radici nel cuore. Quando vengono tempi con gli argini frananti, si ha bisogno di un cespuglio al quale aggrapparsi.