Tesori mai visti. La Mostra delle monete d’argento di Specchia al MArTA

Ora il volume su Specchia restituisce alla conoscenza il tesoretto, che era rimasto dimenticato nei depositi del Museo, oggetto soltanto di brevi citazioni da parte dei numismatici. L’opera rappresenta anche un frutto positivo della collaborazione del MArTA con l’Università del Salento, rappresentata da Grazia Semeraro, autrice dell’inquadramento generale sulla Messapia in un periodo cruciale della storia, durante il IV e il III sec. a.C., quando ad una stagione di crescita demografica ed economica, rappresentata dal fiorire delle sue città fortificate, segue il secolo delle guerre, aperto nel 280 a.C. dall’arrivo di Pirro e dall’irrompere dei Romani. Nel capitolo successivo Lorenzo Mancini delinea un quadro molto convincente dell’architettura funeraria e degli spazi del sacro nella Messapia di questo periodo, in cui il Salento si apre all’influsso greco, proveniente sia da Taranto che dalle terre dell’Epiro e della Macedonia; egli parla di un “Ellenismo messapico” in cui i caratteri identitari della cultura indigena, espressi in particolare dalla lingua e dalla specifica organizzazione sociale e politica, dialogano con il mondo ellenico attraverso una varietà di esperienza che vanno dalla costruzione di un palazzo di tipo macedone sull’acropoli di Oria, alla presenza di officine di scultori tarentini nel santuario di Atena a Castro. Al numismatico della nostra Università, Giuseppe Sarcinelli, si deve infine il capitolo conclusivo sul tesoretto, una densa trattazione, illustrata dalle sue splendide foto delle monete, che recano i simboli della potenza tarentina: l’eroe Taras sul delfino e le figure di cavalieri. Qui la specifica competenza numismatica si può avvalere dell’apporto della metrologia, del calcolo minuzioso dei pesi, dell’analisi dei punzoni che segnano la storia dei singoli pezzi e, soprattutto, dei nomi di magistrati impressi sulle singole emissioni monetali: nomi greci come Aristokles, Apollonios, Philiskos,e tanti altri. Quello di Specchia, insieme agli altri tesoretti rinvenuti a Parabita, Vaste, Salve, racconta di un periodo drammatico, in cui i pericoli della guerra, al tempo delle incursioni di Annibale, dopo la vittoria di Canne del 216 a.C., spingevano a sotterrare i patrimoni delle famiglie: i loro proprietari persero la vita, o furono fatti prigionieri, in ogni caso non furono più in grado di recuperare quello che avevano nascosto.

Con questa iniziativa il MArTA si pone in un rapporto dinamico con il territorio, cogliendo le infinite possibilità che offre la collaborazione con la rete museale del Salento, fatta di realtà più piccole, ma ricche di reperti preziosissimi: basti pensare ai Musei di Ugento, Castro, Oria, Alezio, Cavallino, realizzati, in altri tempi felici, grazie all’azione dell’Assessora Regionale Angela Barbanente. Una strategia vincente, in cui lo straordinario tema scientifico del rapporto tra Taranto e le città messapiche sarà strumento per attivare le energie culturali delle varie realtà salentine, che attendono solo di potersi manifestare.

[“Nuovo Quotidiano di Puglia” del 29 ottobre 2020]

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