di Francesco D’Andria
Il maresciallo Pasquale D’Adamo, comandante della sezione carabinieri di Tricase, il 9 ottobre 1952, segnala alla competente Soprintendenza ai Monumenti ed alle Gallerie di Puglia che, in località Cardigliano, nell’agro di Specchia, era stato ritrovato un tesoretto di monete. Mentre alcuni operai lavoravano a spietrare il terreno, avevano rotto un vaso d’argilla, dal quale le monete si erano sparse nel terreno; gli scopritori si erano affrettati a spartirsi il bottino, dopo lo stupore iniziale provocato dell’improvvisa “Acchiatura”. Il bravo maresciallo forniva anche una descrizione: sui pezzi d’argento era raffigurato un uomo a cavallo di un delfino, e aveva cercato anche di leggere la scritta: TARAX, con soltanto un lieve errore nell’identificare l’ultima lettera S; le monete infatti recavano il nome di TARAS. Subito si era mobilitata la Soprintendenza, inviando a Specchia il mitico assistente Argadio Campi, che ho avuto la fortuna di conoscere, da studente del Liceo Archita, interessato alla storia della mia città. Egli era la memoria storica del Museo tarentino, unico a conoscere la posizione di ciascuno, tra le migliaia di reperti conservati nei depositi. L’assistente aveva preso in consegna 194 monete, raccolto diligentemente tutte le informazioni sul ritrovamento, appurato che le monete erano circa 250 e che il primo degli operai a trovare il tesoro “fece la parte del leone”. In seguito i militari dell’Arma recuperarono altre 20 monete ed iniziò una storia tipicamente italiana, con il senatore Arcangelo Magli a perorare la causa degli incauti scopritori, affinchè lo Stato desse loro il premio di rinvenimento, previsto per coloro che denunciano la scoperta; ma le monete si sarebbero perdute senza l’intervento dei carabinieri! Un’interessante microstoria ricostruita, con un’attenta indagine d’archivio, da Luca Di Franco, nel bellissimo volume, stampato dall’Editore Claudio Grenzi, dal titolo “Taranto e Messapia tra IV e III sec. a.C. Il tesoretto di Specchia”, che è stato presentato venerdì scorso al MArTA, in margine all’esposizione allestita nella sede museale tarentina. Dopo la Mostra degli splendidi vasi a figure rosse, finiti illegalmente nei Musei stranieri e restituiti allo Stato italiano, grazie all’azione del Nucleo Tutela Carabinieri, ora il MArTA propone una nuova iniziativa di notevole spessore culturale, parte di un progetto che la Direttrice Eva Degl’Innocenti conduce insieme alla sua equipe di giovani ricercatori, in un dialogo costruttivo con la società civile. Infatti il Lions Club Taranto Poseidon, presieduto da Maria Rosaria Basile, ha meritoriamente finanziato il restauro, lo studio e la pubblicazione del tesoretto di Specchia. Un insieme formato da 211 stateri d’argento tarentini e da due stateri di Eraclea, che pure fu colonia della città del Golfo, simile, per composizione e cronologia, al tesoretto di 150 stateri, rinvenuto da chi scrive, il 10 novembre del 1989, nel corso degli scavi sistematici a Vaste. Il prezioso gruzzolo di monete d’argento, contenuto in una brocca di bronzo, era stato sepolto, alla fine del III sec. a.C., dai proprietari di una residenza aristocratica, che non erano più tornati a riprenderlo.