Banchi 6. Quattro chiacchiere fuori

– ma sempre qua stiamo… e verso l’ora che sarebbe bene mettere un po’ di pranzo nello stomaco

– sì, al freddo o alla pioggia… e loro lì

– al riparo, con i termosifoni, le pizzette, l’orario rassicurante, il ritmo appagante

– e a ridere di noi!

– a spanciarsi di noi!

– ma anche se mettessero i termosifoni qui, sarebbe uguale

– concordo! la genitorialità è soprattutto un freddo, come dire, nell’anima!

– ma pure fuori dall’anima, qua si gela!

– l’autunno quest’anno è rigido, altroché ottobrate, e si sta facendo sentire con tutti i suoi crismi!

– già, ma ce lo scortichiamo noi, e tutto per la buona riuscita umana e professionale di questi demoni usurpatori pagatori a babbo morto

– delle vere piaghe

– ah, non vedo l’ora di affrancarmene…

– anch’io anch’io, e son felice felice al massimo grado

– per il sopraggiungere?

– eh, chiaro, sì, per il sopraggiungere dell’età della motoretta

– sì, io ho detto a mio figlio che gliene compro due di motorette… una per il giorno e una per la sera

– pure io, anche tre anche tre! E ho già parlato con la banca per il finanziamento… sa, io ormai faccio tutto a debito, la piaga si è risucchiata ogni mio avere, ogni mia ricchezza

– quando eravamo giovani noi si doveva riportare il soldo a casa

– i nostri padri vivevano alle nostre spalle

– adesso è tutto cambiato, sono i figli a vivere alle spalle dei padri

– cose dell’altro mondo

– e bisogna richiedere i finanziamenti

– ah, come la capisco, ma si avvicini, scusi, sa, non la sento proprio bene

– ah, per via della mascherina da banditi?

– no, magari, è che c’ho un orecchio offeso

– offeso? e da cosa, se mi posso permettere?

– offeso da tutte le stronzate che ho sentito negli ultimi mesi per non dire negli ultimi anni della vita mia

– ah, come la capisco, pure io mi sento offeso e comincio a sentire un fischietto da questa parte come una pernacchia… comunque, avvicinare mi avvicino ma non vorrei che qui qualcuno ci multasse, capisce, per l’assembramento fuori dalle scuole… che poi già c’ho i debiti, prendere delle ammende per essere stato qui, ai cancelli, al freddo, ad aspettare quella lenza di mio figlio

– com’è vero! com’è vero!

– sapete che cosa ha detto il professore di mio figlio in classe?

– quale professore?

– quello di italiano

– mmmm… delle lenze pure loro, e che ha detto, non sarà mica un negazionista?

– un negazionista proprio no, quello è un affermazionista, semmai, uno che vede covid dappertutto

– addirittura!

– e non sapete che cosa si è inventato

– no, ma me lo dica, sono tutt’orecchi… vabbè, un orecchio solo… l’altro è offeso

– si è inventato o ha letto, non lo so… comunque sostiene che il covid si possa trasmettere per via poetica!

– santi numi! ecché significa?

– significa che si trasmette leggendo la poesia! quindi è dall’inizio dell’anno che ha abolito la poesia in classe… e pure fuori! Sostiene che l’emozione della cosiddetta poesia, pure di quella contenuta nella prosa d’arte o nella novellistica o nella romanzeria o nelle altre arti, trasagita (parola sua) così tanto lo spirito umano, l’umana sostanza, che finisce per abbassare in maniera irreparabile le difese immunitarie!

– trasecolo! è un’idiozia! mio figlio se ne frega lui della poesia poesia, della poesia contenuta nella prosa d’arte o nella novellistica e via dicendo

– e non è finita qua!

– continui ma mi faccia prima sorreggere da un casuale palo dell’illuminazione pubblica

– sostiene, sempre questo professore, che non è vero che il virus sopravvive mezz’ora massimo un’ora sui libri, sulle superfici lisce o scivolose

– e quanto sopravviverebbe?

– eh, amico mio: secoli!

– secoli?

– già, secoli! ma non è tanto sul supporto cartaceo che sopravvive o meglio che, diciamo, supervive… il virus si attaccherebbe come zecca alle parole… alle parole dei poeti soprattutto… ed è capace di supervivere lì sopra, succhiante, per secoli e secoli! capisce allora quanto è pericoloso leggere, ricordare, infine dio mio, amare le parole dei poeti!

– mostruoso!

– non è finita ancora

– mi lasci il tempo di un boccone d’aria

– prego

– fatto, grazie

– in ultimo, il professore sostiene che ci sono autori che per loro stessa costituzione della persona biografica, si prenda Leopardi o quel pingueforme di Montale o quell’individuo manicomiale di Campana o quell’allampanato di Giacomo Joyce o quell’asmatico di Marcello Proust, si possono considerare dei positivi al covid ante-litteram! e che pertanto non vanno letti! Le loro parole rischiano di essere ancora più inzeccate di virus delle parole dei poeti più sferzanti di salute… anche se, dice lui, artisti apparentemente più in forma come D’Annunzio, Foscolo, Marinetti o Ernesto Hemingway, in realtà altro non sarebbero, se fossero in vita, che portatori sani, asintomatici (anche se morti e marci) dell’attualissima pandemia!

– ma è una teoria altamente lesiva

– in effetti sì, è una teorica che lede molto

– e in più tutto ciò mi pare una defalcazione grave nel piano d’istruzione di un… di una piaga… e che cosa studiano, di grazia, nelle vecchie ore dedicate alla poesia?

– studiano i bugiardini della farmacia… cioè i foglietti contenuti nelle medicine… là il virus non s’attacca

– sono sconvolto come un panno battuto al vento dell’asciugatura all’aperto

– la prego la prego, non faccia queste similitudini!

– perché mai?

– non mi indebolisca il sistema immunitario con le sue velleità poetiche!

– ma allora… anche lei

– un po’ sì… e a casa è tutto un combattere ormai

– un combattere?

– certo, perché da quando il professore ha abolito la poesia, mio figlio sfoglia di nascosto i libri, strappa le pagine immortali del Dostoevskij, manda dei versi a memoria, insomma non fa altro che cercare la poesia laddove prima non cercava altro che pornografia e altri trastulli… ora invece libri, film, canzoni, balletti, fotografie!

– ma allora ha deciso che vuole proprio ammalarsi il vostro figliolo!

– eddirei… e contagiare i suoi poveri genitori che continua a tiranneggiare e vilipendere in ogni maniera…

– ma ha sentito?

– no, e come potrei? sa, ho l’orecchio offeso

– e l’altro?

– l’altro funziona a scatti come le nuove televisioni

– però la smetta con queste similitudini, gliel’ho già detto

– mi scusi

– lei non sente… che è suonata?

– che cosa?

– la campanella

– davvero?

– davvero, sì!

– oddio! escono!

– si precipitano! già ne sento l’odore nelle narici…

– scappiamo?

– scappiamo!

– a domani?

– a domani

FINE

[“Zibaldoni e altre meraviglie” del 25 ottobre 2020]

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