Ricorrenti i ragionamenti per contrasto. Non ci illuderemmo di vivere tranquillamente in pace “se non fossimo protetti da un sistema di guerra costosissimo”. Si vis pacem para bellum. La civilizzazione è dominio dell’uomo sull’uomo, “sterminato o assoggettato”. “La democrazia – dice è in realtà la punta dell’iceberg del totalitarismo”. Il popolo è una massa addomesticata, che “il potere riesce a tenere a bada dentro ben precisi recinti”. L’organizzazione delle masse proletarie “appare un’invenzione borghese mirante al controllo sociale”. Se non era nelle intenzioni di Marx ed Engels, comunque questo è il risultato. La pandemia stessa, come il Covid, può essere utile al potere per rafforzarsi mentre lascia credere al popolo di essere in guerra per proteggerlo e liberarlo dalla minaccia.
Verità non nuove, che però una volta erano motivi di insorgenza, mentre oggi ci si limita, attraverso la scrittura, non solo nostra ma anche quella degli altri, purché “buona scrittura”, a dimostrare che assoggettati lo siamo ma consapevoli e vigili. Come se sapere di essere vinti è di per sé una vittoria sul potere che ci tiene sotto.
Il suo è anche un atto d’accusa, forse non nelle sue intenzioni, ma, ragionando come lui ragiona, è la realtà: “i miei coetanei di quarant’anni fa, sono ideologicamente ben allineati, vivono senza rimpianti e la loro unica preoccupazione, che dirige interamente il loro approccio alla vita, è di trovare una collocazione più che soddisfacente all’interno delle condizioni date e, se è il caso, darsi da fare per crearle”. Non diversamente vivono e si comportano i giovani di oggi. Viviamo ancora in quello che dopo il Sessantotto fu detto “riflusso”.
In simile contesto ha ragione Virgilio, che in questo caso privilegia la sua funzione di docente, di dire che la scrittura ha una “funzione ordinatrice” della vita e che senza di essa ci si perderebbe. Che è come accettare la sottomissione soddisfatti di esserne consapevoli e di scriverlo.
[“Presenza taurisanese” a. XXXVIII n. 10 / ottobre 2020, p.10]