di Rosario Coluccia
«L’universo (che altri chiama la Biblioteca) si compone d’un numero indefinito, e forse infinito, di gallerie esagonali, con vasti pozzi di ventilazione nel mezzo, bordati di basse ringhiere. Da qualsiasi esagono si vedono i piani superiori e inferiori, interminabilmente. La distribuzione nelle gallerie è invariabile. Venticinque vasti scaffali, in ragione di cinque per lato, coprono tutti i lati meno uno; la loro altezza, che è quella stessa di ciascun piano, non supera di molto quella di una biblioteca normale […] Nel corridoio è uno specchio, che fedelmente duplica le apparenze. Gli uomini sogliono inferire da questo specchio che la biblioteca non è infinita (se realmente fosse tale, perché questa duplicazione illusoria?); io preferisco sognare che queste superfici argentate figurino e promettano l’infinito…».
Queste righe iniziali della «Biblioteca di Babele», uno dei racconti che si leggono nel meraviglioso «Finzioni» di Jorge Luis Borges, mi sono venute in mente quando ho appreso, leggendo i giornali, che lo scrittore Alberto Manguel ha donato la sua biblioteca alla città di Lisbona, la capitale portoghese. La biografia di Manguel, scrittore, saggista, traduttore, qualifica un personaggio di dimensione realmente internazionale: nato a Buenos Aires, cresciuto in Israele, vissuto poi in Francia e in altri paesi, infine a New York, sua attuale residenza. I titoli stessi di alcuni suoi libri tradotti in italiano («La biblioteca di notte», Milano, Archinto editore, 2007; «Una storia della lettura», Milano, Feltrinelli, 2009; «Vivere con i libri. Un’elegia e dieci digressioni», Torino, Einaudi, 2018) indicano il tema ricorrente che caratterizza la sua attività e l’idea stessa della sua vita: il meraviglioso mondo dei libri, inesauribile come l’esperienza umana. Nella visione di Manguel la biblioteca diventa il luogo deputato a custodire e a tramandare la memoria del passato e a raccogliere il presente per proiettarlo verso il futuro. Spazio di identità e di sopravvivenza, garanzia di libertà che è compito dei singoli e delle istituzioni salvaguardare e rinforzare.