di Guglielmo Forges Davanzati
Ecco perché il sistema bancario produce rischio
[“Nuovo Quotidiano di Puglia” del 3 gennaio 2016]
Il problema della tenuta del sistema bancario italiano non è il conflitto di interessi del Ministro Boschi, e tanto meno la presunta scarsa alfabetizzazione finanziaria dei risparmiatori italiani. Il problema è di carattere strutturale ed è a partire da questa constatazione che si dovrebbe procedere a un tentativo di risoluzione.
Per provare a capirne le cause profonde, occorre preliminarmente considerare che l’economia italiana (e non solo) ha sperimentato, nel corso degli ultimi decenni, un notevole e costante aumento delle diseguaglianze distributive. Il che ha a che vedere con il pessimo funzionamento del nostro sistema bancario per una sequenza di effetti che, muovendo da quel presupposto, le pone nelle condizioni di restringere l’offerta di credito alle imprese e di provare a fare profitti attraverso misure sempre più di carattere speculativo. Una sequenza di eventi che può essere così ordinata.
La crescita delle diseguaglianze si associa alla riduzione della quota dei salari sul Pil e, dunque, anche a ragione della maggiore propensione al consumo dei percettori di redditi bassi, a una contrazione dei consumi. La contrazione dei consumi, a sua volta, riduce i ricavi monetari delle imprese e le rende sempre meno solvibili. La reazione è del tutto razionale: a fronte dell’aumento delle insolvenze, le banche trovano sempre più conveniente ridurre l’offerta di credito, e la riduzione dell’offerta di credito comprime gli investimenti, il tasso di crescita della produttività del lavoro e il Pil. Si attiva, in tal modo, un circolo vizioso di caduta della domanda, aumento delle insolvenze, contrazione del credito, riduzione degli investimenti e del tasso di crescita. Contestualmente, aumentano le sofferenze bancarie e, per farvi fronte, le banche trovano conveniente provare a far profitti attraverso la vendita alla clientela di prodotti finanziari a tal punto ‘sofisticati’ da renderne l’effettiva convenienza ad acquistarli una questione risolvibile da soli specialisti. Si tratta di prodotti ad alto rischio, rischio spesso occultato. Dal punto di vista dei risparmiatori, può risultare conveniente indebitarsi in queste condizioni, soprattutto a ragione della continua riduzione dei redditi reali. E’ palese che, soprattutto in questi casi, le asimmetrie informative non sono risolvibili e che, per conseguenza e contro l’opinione dominante, non è ai risparmiatori poco ‘alfabetizzati’ che va data la responsabilità. D’altra parte non si capirebbe chi e per quale ragione dovrebbe assumersi il compito di rendere i risparmiatori italiani maggiormente informati sui prodotti finanziari che acquistano.