di Antonio Prete
a Edmond Jabès
Non era, quel palpito, il tuo mantello,
né il soffio sulle acque
tumultuanti dell’inizio.
Ma l’ombra d’ala della sparizione.
.
Il suono del tuo Nome,
musica ubriaca del nulla.
.
Nel letto di pioggia,
nella pensosa lontananza delle stelle,
un miraggio sanguigno:
è la tua parola.
Corpovento,
pulviscolo di niente.
.
Il tu della preghiera è una foglia
che vola fradicia e si posa
sull’argine dello stagno cieco.
.
Ora sobbalza, vuoto,
il carro fragoroso del giorno.