di Antonio Prete
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Una sillaba del tuo nome
si disfa, è cenere, un’altra
è un rivolo di latte nero,
un’altra è ombra impalpabile.
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Un’antifona o lamentazione
nella liturgia dell’assenza
il tuo nome, che ha stirpi e popoli
nel vuoto del suo senso,
che ha stelle e animali
nell’increspatura del suo suono.
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Un nome che riluce come l’agata
o il topazio, come l’ametista,
ma è d’aria, di persa trasparenza
nell’aria, e alla morte di un bambino
è solo gelido vento che viene
dal nord del nulla, gridando senza voce
la sua innocenza, perdendosi poi
sulla riva bianca dove nessuna preghiera
giunge dalla terra, nessun pianto.