di Francesco D’Andria
Confesso che mi aveva lasciato interdetto la domanda rivoltami, a bruciapelo, da Paolo Torsello, in occasione di una visita nella sua Montesardo: “Ma dove inizia la Messapia? Da sud o da nord?”. Mi era sembrata una domanda oziosa e un po’ provocatoria e non avevo risposto. Poi abbiamo iniziato, insieme a Raimondo Massaro, il percorso nei punti in cui ancora si conservano le tracce di un abitato importante della Messapia antica, sfuggite ancora miracolosamente al disordine urbanistico attuale, che tende a cancellare lo straordinario paesaggio del Capo di Leuca. Siamo saliti all’acropoli, definita enfaticamente la “cima”, se non proprio la vetta, delle Serre salentine ed effettivamente, dall’alto dei suoi 184 metri di quota, si domina un vasto territorio, costellato di centri abitati; da questo punto lo sguardo raggiunge ad est il mare, all’ingresso dell’Adriatico, e, verso occidente, si può riconoscere il blu del mare Ionio e le alture che sovrastano il capo di Leuca. Ed ho compreso il senso di quella domanda, pensando che nel Medioevo questo era il Finis Terrae dell’Italia: così era indicato il Santuario di Santa Maria sulla punta estrema del Salento, la Vergine de finibus terrae appunto. Ma nell’Antichità questa terra costituiva il punto di inizio, quando le navi che provenivano dalla Grecia e dall’Anatolia, dirette verso l’Occidente, scorgevano le bianche scogliere di Leuca (in greco significa bianco) punto di riferimento nella navigazione. Era il secolo ottavo prima di Cristo e iniziava un capitolo nuovo nella storia della civiltà europea: il capo di Leuca era “Porta”, su ambedue i versanti costieri, quelli che guardavano a nord, verso la foce del Po, e quelli ad est, verso lo stretto di Messina ed il Golfo di Napoli. Per gli antichi tutto questo era evidente se il Padre della Storia, Erodoto, dedica un’ampia narrazione alle origini del Salento dove erano giunti naufraghi, dopo una tempesta che aveva distrutto le loro navi, i Cretesi di ritorno da una spedizione in Sicilia. Si erano stabiliti in questa parte della penisola salentina e vi avevano fondato una città con il nome di Hyrie, che il geografo Strabone, nell’età di Augusto, collega a Vereto. Origini nobilissime, che meriterebbero una maggiore considerazione, anche perchè Montesardo costituisce il centro dominante di un vasto territorio, dove si potrebbe identificare proprio la città di Hyrie di cui parlano gli antichi scrittori.