di Cosimo Scarcella
Quintino Scozzi (Melissano, 1928-1991). Docente di Lingua e Letteratura Francese, è stato tenace e attento ricercatore di documenti e di testimonianze della storia e della vita di Melissano, suo Paese natale, delle cui vicende lavorative, sociali, politiche e culturali – indagate sempre con oggettività e riferite con provata attendibilità – è stato custode vigile e geloso, sempre impegnato con dedizione e responsabilità, unite a riserbo e discrezione. La produzione storico-letteraria di Quintino Scozzi occupa l’ultimo decennio della sua vita, ma i contenuti dei suoi lavori covavano già da molti anni nella sua mente e nel suo animo, cioè scovare con sicura certezza le origini e lo sviluppo della Città di Melissano, poiché era persuaso che la conoscenza storico-geografica del territorio e delle sue tradizioni gli avrebbe fatto prendere una più solida consapevolezza dei caratteri fondamentali anche del temperamento e della cultura ereditati da lui e dalla comunità dei suoi concittadini. In ogni città restano indelebilmente impresse le orme dei suoi abitanti. Convinzione, questa, manifestata espressamente già alla chiusa della Introduzione al suo primo volume pubblicato, in cui, citando Anatole France, fa dire a un’antica città: «Io sono vecchia ma bella, e i miei figli hanno ricamato sulla mia veste torri, monumenti e campanili. Io sono una mamma pia e insegno il lavoro e l’arte della pace. Io nutro i miei figli nelle braccia. Finite le loro fatiche, essi vengono ai miei piedi. Essi passano, ma io resto per conservare il loro ricordo»[1]. E’ la convivenza umana – sostiene con convinzione l’Autore – che plasma i caratteri degli uomini, li educa alle virtù morali del bene e li guida al perseguimento collettivo della giustizia e della pace, a patto, però, che tutto si svolga nell’ossequio della memoria storica delle generazioni precedenti, fatta d’inevitabili errori e difetti (da evitare), ma anche di valori creduti e di progetti condivisi (da accogliere e proseguire). Le generazioni dei cittadini passano e passeranno, ma il loro patrimonio valoriale e culturale resterà nel futuro a beneficio comune, solo se rimarrà scritto su carte, rappresentato in opere d’arte, scolpito su pietra, conservato e custodito dalla città.