Dodici lune

3

Già gonfio di fremiti il fogliame

prende per sé la luce madreperla

che indugia sulla terra rossa.

Il fiore nella notte chiude le palpebre

abbandonandosi al vento.

Nei pressi dell’equatore celeste Orione

racconta ai cani di quando

arse d’amore per le Pleiadi.

.

Nel chiuso fiore il sogno dell’incendio

in cui nascono i mondi.

.

4

E’ bagnato dal risveglio il silenzio della terra.

Un sibilo, una voce, sale dal cuore dell’albero.

A mezzogiorno la luce di biacca

si dissipa facendosi celeste.

.

Era aprile sul selciato di pietre  

e di ammoniti. Nella macchia, tra i giunchi,

correva il cane fiutando il vento del mare.

Nel nostro passo l’astratta cadenza

di un amore domestico.

.

Le Liridi la notte sciamano danzando

il loro tempo vuoto: se guardi a Nord

Vega è più bianca del Cigno.

.

5

Nel cuore della rosa un lago

di silenzio: vi scivolano barche

colme di quel che non accade.

Nel cuore della rosa il giorno

raccolto nei suoi pensieri.

.

Il vento della notte portava 

con il profumo di fiori dormienti

un sogno in cui irraggiava, lontano,

Andromeda, la sua bianca corolla. 

.

6

L’onda dei poggi, a giugno, è un verde arpeggio.

Sperdute torri

navigano nella spuma azzurra

dell’orizzonte. Più oltre stanno i giorni

lontani, quando la luce moriva

tardi sul mare, e nella sera il brividio

lunare intorno all’isola tremava,

intorno al mondo.      .

.

7

Nel calore del vento la piane arse

di povertà. Nell’abbaglio del giorno

il profilo di una savana.

Antilopi corrono

verso la lontananza delle fonti.

Il miraggio disegna palmizi

al viandante su desertiche gobbe.

.

A quale festiva lingua appartiene

il rispondersi di due gazze

che volano tra i rami degli ulivi?

.

In quest’ora di luglio lo sfogliarsi

del tempo è un album di segni sbiaditi.

Il cielo, un mare pallido del suo vuoto.

.

8

Dal forsennato galoppo delle nubi

si schiude l’arcobaleno,

lo sostengono pallidi torrioni

persi tra gli ulivi.

.

Poi si leva con i suoi vapori

la luna arancia di mezzagosto.

La lingua degli uccelli si ravvolge

nel mantello del silenzio

preservandosi per  l’alba.

.

Di là, il mondo rotola nella sua ferocia.

.

9

Che questa trasparenza  resista

non raccolta nel ricordo

ma dispiegata  nell’evidenza,

che l’addio dell’estate prolunghi

il suo abbraccio e inazzurri

la lontananza mostrando il patto

col possibile.

.

Gli uccelli tatuano d’arabeschi

la pelle del cielo, che accoglierà

nella notte l’alfabeto dell’infinito.

.

10

Questa è l’ora che s’accendono i lumi

nelle strade, alle finestre. La luce

ottobrina resiste lungo il fiume.

Ancora gonfie le chiome degli alberi,

bandiere viola di nuvole in cielo,

e una spina improvvisa: un’altra sera,

lontana. Il suo perduto istante, appeso

al pergolato dell’anima, oscilla

al vento dell’autunno, rosseggiando.  

.

11

A novembre l’ascesi delle piante

fa astratto il cielo.

Nel respiro della terra

un desiderio di spoliazione.

.

I cerchi del falco, in alto, nell’aria muta.

.

Foglie morte trascorrono nei rivoli

arrossati dal fango,

dove beccheggiavano barche di carta.

.

Annega all’alba, in una pozza, l’ultima stella.

.

12

Gocce di gelo lunare nell’orto,

mentre in alto riluce, crocevia di galassie,

la paglia stellare seminata

dal carro di san Martino.

.

Nello scoppiettio del camino

precipitano meteore, guizzano

ombre sulla seta del tuo corpo.

.

Dicembre sventaglia i suoi notturni.

Nei cieli, dicevi, l’armonia non è numero,

non è geometria.

Ogni ferita di quaggiù, dicevi,

ha la sua scheggia che vortica

dolorosa, lassù, in ellissi perdute.

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