di Gianluca Virgilio
Giuseppe Romano è morto a Galatina il 13 giugno 2020, all’età di 63 anni, essendo nato il 14 gennaio 1957. Non trovo modo migliore per commemorare la sua scomparsa che quello di ripubblicare alcuni scritti di qualche anno fa, che gli dedicai per far conoscere la sua arte. Ora la casa di Via Emilia è deserta, ma io so che dentro ci sono i quadri di Pippi. Che gli eredi ne abbiano cura e li facciano conoscere, questo è l’auspicio!
Arte di Pippi Romano
Ci sono uomini solitari, viventi lontano dai clamori del mondo, operanti nel silenzio della propria casa, dei quali non si sa nulla e il cui lavoro non appare se non a pochi amici che hanno il privilegio o la fortuna di averli incontrati. Questi uomini sono come quella specie di animali che abitano le profondità degli oceani – calamari giganti, balene imprendibili – e conservano la memoria di interi evi, inalterata e perenne. Raramente riemergono alla superficie delle acque, perché sanno che esperti scienziati naturalisti e vivisezionatori o balenieri interessati alla loro carne sono in agguato, pronti ad arpionarli per farne oggetti da museo o bistecche arrostite.
Ho conosciuto Pippi Romano quando ero un adolescente inquieto, in cerca di un compagno più grande o di un fratello maggiore che mi raccontasse la sua esperienza di vita, nella quale potessi divinare il mio futuro. Facevamo giri interminabili intorno alla villa, secondo lo spirito deambulatorio circolare che caratterizza l’antropologia galatinese. Discutevamo di politica, di cultura, di arte. Pippi aveva letto molti libri, io molti di meno. Mi regalò un disegno a matita, che ora credo di aver perduto: al centro del foglio bianco aveva disegnato un puntino prospettico, in alto a destra un segmento minuscolo inclinato rispetto alla base del foglio, come un atomo democriteo che cada seguendo un clinamen nel vuoto del foglio bianco. Che cosa ci potevo capire io, allora? Come potevo capire la scarna essenzialità di quella rappresentazione, che mi appariva vaga e insensata, frutto di una “stranezza” più che d’un calcolo artistico?