di Ferdinando Boero
Il prezzo della natura: Quanto siete disposti a pagare per difendere l’ambiente?
Tutti, ma proprio tutti, concordano che sia necessario applicare criteri di sostenibilità al nostro modo di abitare il pianeta. Nessuno è così folle da pensare che potremmo vivere su un pianeta abitato solo da noi (anche se qualche folle progetta la colonizzazione di altri pianeti privi del resto della natura). Questa consapevolezza, però, ancora concepisce la natura come fornitrice di “beni e servizi” alla nostra specie che, quindi, continua a considerarsi come cliente di un supermercato. La sostenibilità è salita alla ribalta quando ci siamo accorti che il supermercato-natura non ci stava dando tutto quello che ci aspettavamo da lei.
Non è il rispetto a generare la necessità di trattare diversamente la natura, ma l’interesse. Se non smettiamo di depauperare la natura non saremo più in grado di usufruire di quello di cui abbiamo bisogno e che possiamo prendere solo da lei.
I movimenti ambientalisti sono nati per garantire la continuità dei processi naturali e, soprattutto, la sopravvivenza di strutture (organismi e habitat) che ci colpiscono per le loro caratteristiche. Li vogliamo salvaguardare non per il nostro interesse, ma per la loro importanza assoluta, indipendentemente dai beni e dai servizi che da essi possiamo trarre. In effetti, i fautori della visione “beni e servizi” considerano anche questo aspetto etico ed estetico: lo chiamano “ispirazione”. Certe espressioni della natura sono fonte di ispirazione per noi, e quindi le salvaguardiamo per questo.
Come misurare l’importanza delle cose di natura, in termini di beni e servizi, inclusa l’ispirazione? Qui entra in gioco l’economia. Per gli economisti, il prezzo di una cosa si misura con la volontà di pagare per essa da parte di chi la vuole.