Una farfallina bianca

Vide che non erano niente male anche le giovani talpe della mamma-Talpa. Avevano pelliccette morbide, morbide, le zampette scavavano veloci, veloci ed erano abili in tutto. Una giovanissima talpa avrebbe potuto essere un’ottima sposa, se non fosse stato per gli occhi, che erano troppo piccoli. Di giorno la talpa era quasi cieca.

«Non dovresti, Topo Piumosovič, cercare del male nel bene» – gli disse un giorno una saggia Civetta Grigia. «Ti potrebbe andar male, se stai cercando la sposa secondo l’abito e non per il suo operato.»


E lui a lei: «Non credo proprio, Civetta Civetovna. E poi, cosa c’è di male, se non ho voglia di vivere come tutti gli altri. Se sto cercando per me una sposa tutta particolare, giacché anch’io lo sono, è sufficiente guardare la mia ricca pelliccia piumosa!»

Non appena disse ciò, vide volare proprio sopra di lui una Farfallina Bianca. Slanciata. Elegante. Piccola. Dolcissima. Esile. Svolazzante… Con il suo volo riuscì a svolazzare in tanti arabeschi – una delizia per gli occhi. Il Topo delle piramidi rimase a bocca aperta dalla meraviglia.

«Chi sei, stupenda Farfallina Bianca? Di chi sei?»

«Non sono di nessuno, per ora. Svolazzo sola in età da marito. Cerco un fidanzato con una bella pelliccia.»

Disse così la Farfallina Bianca e intanto ricamava e ricamava nell’aria con il bianco punto raso dei monogrammi. Il Topo delle piramidi rimase come ipnotizzato, non riuscì a distoglierle lo sguardo.

«Ho una pelliccia molto bella» – disse. «Piumosissima. Non per niente vengo chiamato da tutti Topo Piumosovič. Sposami, Bianca Farfallina, bella.»

«Ebbene» – rispose la Farfallina Bianca, – «sarò tua moglie a patto che non mi obblighi a lavorare.»

Qui il Topo delle piramidi si ricordò dei suggerimenti di sua madre e domandò: «Se non lavori, cosa mangi?»

«Per colazione annuso i fiori. Pranzo col raggio del sole. Il tramonto rosso è la mia cena.»

«Molto bene. E dove credi di abitare?»

«Sono una farfallina esile, piccola. Non ho affatto l’esigenza di una grande casa. Potrei persino vivere nascosta dentro la tua soffice pelliccetta. Dove sei tu, ci sarò anch’io. Così vivremo felici e sempre insieme.»

«Non si potrebbe neppure immaginare cosa migliore» – disse il Topo delle piramidi. «E’ molto comodo. Alloggia pure, Farfallina Bianca, dentro la mia pelliccia.»

Il Topo delle piramidi fece abitare la Farfallina Bianca dentro il suo pelo. Dove andava lui, lei c’era. Lui stava bene e lei ancor meglio. Visse la Bianca Farfallina nel calduccio, nella serenità e nella tenera morbidezza. Il Topo delle piramidi non riusciva a comprendere una cosa sola: come si potesse annusare fiori per colazione, pranzare con il raggio del sole e cenare con il tramonto rosso. Tuttavia non fece domande.

«Si vede che è di una razza nobile» – disse fra sé l’animaletto piumoso.

Passò un certo tempo ed all’improvviso il Topo delle piramidi cominciò a perdere il pelo.

«Chissà perché il mio pelo fitto si dirada, bella mia Farfallina Bianca?»

Lei, con una dolcissima voce, rispose: «Non sarà altro, mio caro Piumosovič, che il tuo vecchio pelo fa la muta e ti sta ricrescendo un pelo nuovo.»

Il Topo delle piramidi credette alla Bianca Farfallina, ma del suo pelo ne restava giorno per giorno sempre meno e meno. Si spelacchiò tutta la pelliccetta. Se ne poteva contare ormai ogni singolo pelo.

Cominciò a preoccuparsi sul serio il Topo Piumosovič.

«Non avrò per caso qualche brutto malanno, cara mia Farfallina Bianca?»

«Ma no, non è niente!» – diceva lei per tranquillizzarlo e intanto fissava la pelliccetta di un Leprotto, trovandola molto bella, si perdeva in allegre chiacchiere con un Citello, domandava spesso della sua salute ad un vecchio Tasso.

Tutto il bosco sapeva che razza di disgrazia era capitata al Topo Piumosovič, soltanto lui rimaneva all’oscuro di tutto. Le femmine-scoiattolo e le figlie di porcospino ridevano oramai apertamente sul muso al Topo delle piramidi diventato calvo. Le giovane Talpe, pur essendo cieche, vedevano chiaro anche loro il tremendo inganno di Farfallina Bianca e solo il Topo delle piramidi a nulla faceva caso.

Anche la vecchia madre venne a sapere che al figlio piumoso stavano succedendo brutte cose. Arrivò da lui di corsa e mancò poco che morisse di crepacuore.

«Figlio mio!» – si mise a strillare. «Chi è stato a derubarti sino all’ultimo filo, chi ti ha privato persino dell’ultimo pelo della tua bella pelliccia? Ma non vedi che sei rimasto nudo! Così come sei, a chi serviresti ora?»

«E’ proprio vero» – disse la Farfallina Bianca, masticando l’ultimo pelo del Topo Piumosovič. «Qui non ho più nulla da gustare. Per me è ora di alloggiare dentro qualche altra ricca pelliccia.»

Così disse, si mise a sghignazzare, aprì le ali, spiccò il volo e si diresse nella foresta di tasso.

La vecchia femmina-Topo delle piramidi, nello scorgere l’astuto volo disordinato della Farfallina Bianca, riconobbe subito la dannosa tarma. Riconobbe e scoppiò in lacrime amare, piangendo il figlio nudo.

«Non addolorarti tanto, vecchia madre» – si mise a consolarla la Civetta Grigia. «Per fortuna tuo figlio non ha una pelliccia comprata, ma viva, tutta sua. Vedrai, ricrescerà il pelo e sarà ancor più fitto e bello.»

Successe proprio così. Tremò tutto nudo, nei freddi invernali, il Topo delle piramidi dentro la tana della madre e verso la primavera gli era ricresciuto il suo piumoso pelo. Decise, poveretto, di iniziare la vita daccapo, di scegliersi degli amici con intelligenza, di valutare e apprezzare gli abitanti del bosco secondo l’operato, dai frutti del loro lavoro!

[Traduzione dal russo di Tatiana Bogdanova Rossetti]

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