Viaggiare nell’universo esplorando le biblioteche

Sì, è vero.  La bellezza di una biblioteca è proprio nel  suo costante divenire, nel suo continuo muoversi in ogni direzione, nelle file di libri che ne celano altri dietro,  nelle sue articolazioni talvolta anche misteriose. Esattamente come la bellezza dell’universo. Non avrebbe nessuna bellezza un universo immobile, che fosse tutto definitivamente conosciuto, che non esercitasse richiami attraverso i suoi elementi misteriosi. Non avrebbe bellezza una biblioteca  senza nuove acquisizioni, senza incastri di volumi che cercano un’ affinità, una probabile – anche immaginaria – relazione, un’appartenenza per analogia o per differenza.

Probabilmente, il modo in cui ciascuno realizza e organizza la propria biblioteca, le scelte che compie nel dare un ordine ai volumi – per generi o per tematiche o per autori – nell’evidenziarli o nel tenerli quasi nascosti, oppure la scelta di non attribuire alcun ordine, di lasciarli al caso, al caos, l’attenzione che rivolge agli aspetti di carattere generale o particolare, risponde, consapevolmente o inconsapevolmente, alla visione che ha dell’universo, all’ipotesi che sia governato da un ordine predefinito oppure dal caos indefinito e indefinibile, risponde perfino all’ansia di comprensione di quello che è custodito dentro i libri e all’ansia che deriva dalla consapevolezza dell’impossibilità di giungere a molta, moltissima parte di quella comprensione.

Allora esiste una profonda relazione tra la biblioteca di ciascuno e la sua esistenza, la sua percezione delle cose, dei fenomeni, delle storie che attraversano il mondo cercando di raccontarlo e qualche volta anche di conformarlo; esiste una profonda relazione tra il sentimento che prova nei confronti dei libri che raccoglie e il sentimento che prova nei confronti dell’universo.

Allora, forse si potrebbe anche dire che ciascuno è parte di quell’universo di titoli e pagine. Ne diventa parte ogni volta che con quelle pagine stabilisce un confronto, ogni volta che sente il desiderio, spesso inesaudito, di entrarci dentro per potersi stupire. Come quando qualcuno si stupisce di una notte stellata, di una luna dalla bellezza assoluta sospesa in una lontananza che sembra straordinariamente vicina, oppure di un sogno che aveva un nitoreche attribuiva alle immagini il carattere di una realtà più reale di ogni realtà.

Forse una biblioteca è, in qualche modo, una fantastica esplorazione dell’universo.

Ci fa il dono dell’illusione di poterci entrare e uscire quando vogliamo, di poter penetrare e sciogliere i suoi misteri in un tempo relativamente breve, di poterci impossessare delle sue manifestazioni che ci lasciano senza fiato.

Forse si potrebbe anche pensare che la quantità dei libri di cui si compone, in fondo non abbia nessuna importanza, o che comunque non ne abbia molta, che non rappresenti una condizione essenziale. Potrebbe anche essere un libro solo. Potrebbe anche essere un solo atlante, un solo dizionario, una cronologia di fatti della storia, un semplice manuale di astrologia, o di fisica, o di anatomia. Una carta geografica.  La mappa di un luogo sconosciuto. Potrebbe anche essere un solo racconto, una sola poesia. Potrebbe anche essere un solo libro di avventura.  Potrebbe anche essere un solo libro di preghiere. Perché un libro, anche un solo libro, può contenere  l’universo per intero con tutto l’incantesimo della sua vastità senza misura.

[“Nuovo Quotidiano di Puglia” del 14 giugno 2020]

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