Forse questa è l’età di un’altra esperienza di pensiero, di una nuova avventura culturale che si fondi sulla concezione e sull’esercizio della sapienza. Forse, dopo la lunga stagione del pragmatismo in ogni contesto e in qualsiasi dimensione, dopo l’applicazione in tutte le possibili forme della spendibilità del sapere,bisogna avere la sapienza di darsi tempo per valutare la possibilità e l’opportunità di riconsiderare e di riconfigurare il senso reale che hanno le cose e le modalità con cui acquisire ed esprimere quel senso.
Per esempio, ci sono parole che hanno avuto e che hanno significati con i quali sarà inevitabile doversi confrontare rinunciando alle certezze che quei significati avevano o sembrava che avessero.
Per esempio parole come formazione, mercato, lavoro. Parole come responsabilità, creatività, immaginazione, come politica, come economia. Parole come progetto, progresso, sviluppo. Oppure come conoscenza, competenza, prospettiva, come professionalità, flessibilità, cittadinanza. Come civiltà.
Ma riconsiderare, rielaborare, riformulare i significati, non vuol dire rifiutare indiscriminatamente quelli consolidati, stratificati, per sostituirli con quelli proposti o imposti dal nuovo che avanza o dagli avanzi del nuovo. Vuol dire, invece, riscontrare la coerenza che hanno con gli scenari che si presentano concretamente o si delineano in lontananza, a volte in modo chiaro, a volte nebuloso, verificare la loro capacità di rigenerarsi e di integrarsi e di interagire con i significati nuovi. Vuol dire analizzare la funzione che hanno avuto nella storia mettendola in relazione con l’ipotesi della funzione che possono avere nel tempo a venire.
Diventa indispensabile capire la consistenza che hanno avuto, che hanno e che possono avere i significati delle storie, dei fenomeni, delle cose. Forse diventa indispensabile anche prevedere quello che si potrebbe definire il potenzialedi ritorno che i significati possono avere. Perché a volte, e non di rado, succede che un significato che sembra definitivamente superato dalle dinamiche storiche, sociali, culturali, poi ritorni, improvvisamente o gradualmente, a causa di quelle stesse dinamiche.
Gli oggetti della cultura sono un po’ come certi libri. Sono un po’ come quei libri che per anni e anni tieni riposti in soffitta senza sfiorarli nemmeno con lo sguardo, e poi un giorno te ne liberi perché pensi che non possano servirti più. Invece il giorno dopo ti serve proprio quel libro, quella vecchia enciclopedia, quel vecchio atlante, quel vecchio saggio su un argomento che pensavi non ti avrebbe potuto mai interessare, che per anni non hai sfiorato nemmeno con lo sguardo. Ti serve proprio quel libro che il giorno prima hai destinato al macero.
Gli oggetti della cultura sono così. Nascondono sul fondo, come relitti, nuclei di senso che ad un certo punto, per analogie o differenze, riemergono, mostrandosi con tutta la rilevanza che hanno avuto nel tempo, forse anche con tutta la loro bellezza: antica bellezza, ma bellezza comunque.
Aveva ragione Freud. Vengono tempi e situazioni e circostanze in cui le vie si separano e si dischiudono ampie vedute. Allora bisogna fermarsi a riflettere verso quale direzione sia più opportuno andare.
Molte sono le vie che questo tempo apre continuamente. Ampie, molto ampie, a volte sterminate, sono le vedute. Panorami di conoscenza dalle molteplici forme, dagli innumerevoli concetti. Paesaggi culturali di cui in qualche caso non riusciamo a distinguere gli elementi. Seducenti richiami per meravigliose esplorazioni. Riuscire a scrutare quanto più lontano possibile, cercare di evitare che lo sguardo cada sui propri piedi, individuare quali siano le vie che consentono di raggiungere luoghi di conoscenza e di esperienza significative, è assolutamente importante, assolutamente essenziale. Però c’è una condizione che risulta altrettanto importante, altrettanto essenziale, ed è quella di non dimenticare i sentieri, spesso anche impervi, ripidi, scivolosi, lungo i quali ci siamo inerpicati per poter giungere fino a quell’altura.
[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, Domenica 7 giugno 2020]