di Paolo Vincenti
Il risultato elettorale italiano ha sovvertito le vecchie gerarchie politiche, ribaltato gli equilibri della Seconda Repubblica e forse porterà il Paese ad entrare nella Terza Repubblica, seppur lontana ancora all’orizzonte. Ma per ricostruire, bisogna prima demolire tutto. E le macerie sono quelle dell’ingovernabilità, delle secche in cui la nave Italia si è incagliata, senza nessun timoniere in grado di portarla fuori, per il momento. Dunque ci toccherà passare attraverso le forche caudine di un governo dei populisti, fumo negli occhi per i vertici europei. Passare, in altre parole, attraverso un governo Cinque Stelle o un governo Lega Nord, che sono le due forze piazzate in testa alle audizioni del “di tanto peggio Di tanto Maio”, ai bootcamp del “non so ma però”, ai live show del “si Salvi(ni) chi può”. Conosciamo tutti l’“ante Factor”: la rabbia ed il disgusto della gente e la crisi di rappresentanza dei partiti. Ma non sappiamo immaginare come sarà l’“extra Factor”. Il problema è che nessuna delle due forze di maggioranza relativa può comporre un Governo se non con l’appoggio di altri gruppi parlamentari, mancando i numeri per essere autosufficienti.
Più che mai centrale diventa il ruolo del Presidente Mattarella. Sergio il grigio dovrà prendersi una grossa responsabilità stavolta, non potrà nicchiare come fino ad ora ha fatto, assecondando la propria natura di becchino. Se non ci sarà l’accordo, come pare, fra una delle due forze in campo con un altro gruppo parlamentare, dovrà tentare un governo del Presidente, cosa che lo vedrà salire la scala reale del protagonismo, dalla quale se ne era controvoglia sceso il suo predecessore, King George Neapolitan.