Itali-e-ni 41. La saga dei babbi

L’azzimato Matteo in grisaglia pare il padre dello scavezzacollo Tiziano in tuta e scarpe da tennis. La famiglia Renzi assomiglia sorprendentemente a quella di “Casa Keaton”, un telefilm di culto negli anni Ottanta, con protagonista Michael J. Fox.  Nella serie, i genitori Steven e Elyse erano degli hippies impenitenti e la loro mentalità si scontrava sovente con quella dei figli, in particolare di Alex, il protagonista. Quest’ultimo, soli diciassette anni, era un conservatore, mentre i genitori ovviamente dei progressisti, democratici e ambientalisti, da perfetti figli dei fiori. Alex invece seguiva la borsa, si vestiva come un nerd, e amava la politica di Reagan. Un po’ più “sartoriale” e compassato invece babbo Boschi, ma sempre un bricconcello, tanto da mettere la sua angelica figliola in situazioni imbarazzanti.  Quest’ultima, la Maria Elena nazionale, col suo fascino ambiguo da collegiale in vacanza e il fisico mozzafiato, mi pare una via di mezzo fra Barbottina, l’intellettuale della famiglia dei Barbapapà, famosissimo cartone animato degli anni Settanta, e la maestrina dalla penna rossa del Libro Cuore nell’interpretazione televisiva di Giuliana De Sio.  Luca Lotti invece, il fulvo di Borgogna, che è un coniglio francese, col suo look arruffato e il fisico tozzo ricorda il più bravo della classe, il compagno di liceo che ci passava i compiti e andava forte in latino e greco ma era scarso in rimorchio.  Accanto a lui, anche Matteo sembra belloccio, probabilmente si è accompagnato a Luca quando voleva conquistare Agnese, la “bruttina” non ancora “stagionata” di Pontassieve, sorella gemella di Rossy De Palma, l’attrice feticcio dei film di Almodovar. La saga dei Babbi ci regala ogni giorno una nuova puntata.  Lo scandalo dell’inchiesta Consip che deflagra in piena campagna elettorale per le primarie del Pd, “spetalando” il giglio magico renziano, dimostra, qualora fossero confermate tutte le ipotesi accusatorie, l’enorme intreccio fra politica e affari che è endemico nel nostro Paese. Un male talmente incancrenito che il corpo della nazione è ormai preda di metastasi che non lasciano molto speranze di guarigione, a meno di un miracolo come quelli si spacciano a Lourdes oppure a Medjugorje o a Fatima. Si ipotizza che l’ammontare della tangente pagata da Salvatore “Romeo, Romeo, perché sei tu Romeo”, l’imprenditore napoletano arrestato nei giorni scorsi, sia pari a 100.000 euro, nell’ambito di quello che sarebbe il più grande appalto d’Europa. La divertente saga dei babbi continua dunque a trastullarci e divertirci dalle aule dei tribunali e dalle colonne del “Fatto Quotidiano”, ostinato a scavare a mani nude nella merda pur di arrivare a dimostrare la colpevolezza del clan renziano. Insomma, ne vedremo delle belle nei prossimi giorni. Stay tuned!

MARZO 2017

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