di Gianluca Virgilio

Vittorio Alfieri. Grande attualità del messaggio di Vittorio Alfieri. Leggo Del principe e delle lettere e mi basta sostituire la parola principe con la parola mercato per riportare all’oggi quanto egli scrisse quasi trecento anni fa. Il mercato è oggi il grande nemico dello scrittore, colui dal quale lo scrittore deve a tutti i costi difendersi, le cui lusinghe deve respingere. Il mercato, ovvero l’insieme delle pratiche che inducono lo scrittore a produrre un’opera vendibile. La compromissione attuale è tutta qui. Pertanto, con Vittorio Alfieri diciamo: “il solo che desiderare si possa, sia questo: – Che il principe [il mercato], non togliendogli [allo scrittore] il pensare e il dire, non approvi, non impedisca e non legga i suoi libri” (in Prose politiche, a cura di Rosolino Guastalla, Signorelli, Milano 1929, p. 74).
Mi affascina di Alfieri questo suo essere isolato nel mondo delle lettere – e nella società – del suo tempo, il netto sentire (“… alto animo, libere circostanze, forte sentire, ed acuto ingegno, sono i quattro ingredienti che compongono il sublime scrittore”. Del principe e della lettere, in op. cit. p. 77) che la letteratura del suo tempo è serva del potere, poiché soggiace alle direttive del principe, questa sua aspirazione alla libertà senza la quale non si dà poesia… Per questi motivi, penso che Alfieri dica cose che, mutatis mutandis, riguardano fortemente il tempo nel quale viviamo.
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In auto nei primi anni del Novecento. Riporto una citazione di Archibald Joseph Cronin, Anni verdi, Bompiani, Milano 1958, p. 186, utile per sapere come ci si muoveva in automobile nei primi anni del Novecento. La scena è ambientata nella campagna scozzese: “L’automobile funzionava a perfezione: nelle discese raggiungeva la velocità di venti chilometri all’ora. Quando passavamo attraversi i villaggi la gente correva sulla porta per contemplarci. Gli uomini che lavoravano curvi nei campi si dirizzavano brandendo le zappe nel vedere questa novità. Solo gli animali del distretto sembravano guardarci con risentimento. Ci volle tutta l’abilità di Sam per evitare un’ostinatissima mucca; i cani ci scortavano abbaiando furiosamente; le galline fuggivano via starnazzando fra le nostre ruote; una volta scorgemmo volare delle piume, ma una bianca nuvola di polvere alzandosi misericordiosa dietro di noi ci lasciò in dubbio sul massacro compiuto. Un’unica umiliazione da registrare: il cuore generoso della nostra macchina ebbe un attimo di arresto in cima a un pendio; alcuni scellerati contadini che si recavano alla Fiera ci passarono accanto sghignazzando: “Ah, ah, scendete ora, e spingete!”.