di Andrzej Nowicki
Gli Italiani che vivevano in Polonia non videro di buon occhio Doni, non l’uomo, non l’i t a l i a n o, non ebbero per lui sentimenti di solidarietà umana e nazionale; né videro in lui il c o r r e l i g i o n a r i o. Erano “eretici” come lui, ma appartenevano ad eresie diverse dalla sua. La sua educazione medica, letteraria, filosofica ed il suo sapere non suscitarono rispetto verso la sua superiorità intellettuale, ma paura, che spinse a combattere e calunniare il c o n c o r r e n t e per i favori della corte reale e dei magnati polacchi.
Posso dare un esempio. Nella lettera scritta da Cosenza il 10 aprile del 1970 Luigi De Franco scrive: “Mi sto occupando attualmente di un medico e filosofo cosentino del ‘500, Agostino Donio, che dedicò la sua opera De natura hominis […] al re di Polonia […]. Potrebbe Lei far fare delle ricerche a qualche suo amico o alunno di Cracovia per vedere se nelle biblioteche della città esistono altre opere o lettere di questo Donio o qualcosa che lo riguardi? […]”.
Sul risultato delle mie ricerche scrissi nella mia risposta da Warszawa, il 28 giugno 1970, ma ho il sospetto che De Franco non abbia ricevuto la mia lettera, perché nel suo libro manca qualsiasi traccia delle mie informazioni. Avendo nel mio archivio una copia della mia lettera, mi permetto di citarla: