Quel 12 marzo il giorno più triste in questo mondo


Dai messaggi si evince che, proprio in quel giorno, le persone abbiano acquisito consapevolezza delle dimensioni planetarie del virus.
Anche se non si discute la validità, l’affidabilità  e la qualità scientifica della ricerca, diventa difficile entrare con il pensiero in questa certificazione di tristezza diffusa:  non solo perché può risultare abbastanza comprensibile che si diffidi dei social quasi in generale e in particolare dell’autenticità, dell’attendibilità, della significatività dei messaggi che corrono per quelle vie. Ma anche, e soprattutto, per il fatto che il carico di tristezza o di allegria,  di felicità o di dolore, di entusiasmo, di noia, di piacere, dispiacere, di impensierimento, di felicità che un giorno comporta per un uomo non può corrispondere al carico che quel giorno comporta per un altro. Il sentimento del tempo è diverso da creatura a creatura. E’ diverso il sentimento che ogni creatura avverte nel tempo di uno stesso giorno, anche di una stessa ora, a volta a distanza di qualche minuto. Allora risulta davvero assai difficile pensare che uno stesso giorno, precisamente quel giorno, sia stato il più triste per tutto il mondo. Anche se può venire il sospetto che fare il conto degli infelici di tutto il mondo,  in un qualsiasi giorno, non sia poi tanto difficile. Basta soltanto rifarsi a quella teoria dei F.P. e degli I. M. che Elsa Morante elabora in una canzone del “Mondo salvato dai ragazzini”. Come si sa F.P. è l’abbreviazione di Felici Pochi mentre I.M. quella di Infelici Molti.

Spiegare chi sono non è facile, dice la Morante. Perché i Felici Pochi sono indescrivibili. Benché pochi, ne esistono d’ogni razza, sesso e nazione, epoca, età, società, condizione e religione, di poveri e di ricchi, di giovani e di vecchi, di belli e di brutti, di celebri e di sconosciuti. E dove stanno di regola costoro, si domanda la Elsa con la sua innocenza. Poi, innocentemente ancora, si risponde che la regola non c’è e che il proprio elemento naturale non è mai stato scoperto, finora, in biologia. La sola cosa di cui si ha certezza è che loro – i Felici – sono pochi e quegli altri – gli Infelici – sono molti. Per cui fare il conto può anche risultare molto facile. 

Il 12 di marzo è passato. Qualcuno lo ricorderà per sempre. Qualcuno di quel giorno non ricorda più  nulla già ora. Forse è stato un giorno eccezionale, forse è stato un giorno come un altro.  Dipende da quello che è accaduto, da quello che ciascuno ha pensato, sentito, vissuto, dalle percezioni, dalle emozioni, da qualche nostalgia o malinconia, da qualche entusiasmo, da una ordinaria o straordinaria occasione. Dal proprio sentimento del tempo.  D’altra parte, la felicità e l’infelicità, la tristezza e l’allegria, appartengono a quelle dimensioni così intime che con i numeri non si possono contare. Se si provasse a chiedere un loro significato a persone che vivono nella stessa provincia, nella stessa città, nello stesso quartiere, nella stessa strada, nella stessa casa, si avrebbero tante risposte diverse, probabilmente corrispondenti al numero di coloro ai quali si chiede.  Perché ognuno pensa la felicità e l’infelicità a modo suo, perché ognuno può sentirsi felice in mezzo ad una folla di infelici e può essere infelice mentre intorno a lui una rappresentazione di felicità si materializza nell’aria.

Un giorno va, un giorno viene, e ognuno di essi ci racconta la nostra precarietà, la finitezza, la provvisorietà, l’insicurezza, la caducità con cui dobbiamo, consapevolmente o inconsapevolmente ma inevitabilmente, fare i conti. Ognuno di essi ci racconta che siamo sottoposti al caso, ad una combinazione di elementi e situazioni che a volte non siamo neppure in grado di decifrare, a coincidenze e a congiunture che a volte  non sappiamo o non possiamo comprendere. Da quella combinazione, da quelle congiunture e coincidenze, dai disegni imperscrutabili del caso dipendono le felicità e le infelicità, le allegrie e le tristezze che ogni giorno consegna alla nostra esistenza. 

Ogni giorno soltanto per noi. Ogni giorno sempre diverse.

[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, Domenica 17 maggio 2019]

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