di Valentina Vincenti
Julien Ries, il Cardinale belga fondatore dell’Antropologia religiosa, sostiene che l’uomo nasce come homo religiosus.
Ernesto Lionetto nel suo saggio sul matrimonio (Matrimonio. Dal ripudio all’inscindibilità, Ed. Youcanprint, 266 pp., 2019) ha dato il proprio contributo all’edificazione di quella religiosità che connatura l’uomo e che non si può mai comprendere o afferrare completamente. Lo ha fatto parlando di qualcosa che, evidentemente, conosce da vicino: il sacramento del matrimonio.
Lionetto ha voluto adottare uno sguardo onnicomprensivo, non soffermandosi sul racconto autobiografico, ma ripercorrendo ed abbracciando questioni teologiche e relazionali che pertengono al matrimonio.
Il saggio, in effetti, potrebbe dividersi in due parti: una prima basata sul dato scritturistico e sui documenti conciliari, una seconda parte votata a fotografare il dato di realtà che questo sacramento vive oggi.
Sin dalle prime pagine emerge che il matrimonio è un evento di relazione tra uomo e donna (e nelle società patriarcali, ove vigeva il matrimonio combinato, tra famiglie e sposi). L’archetipo della coppia è costituito da Adamo ed Eva, creati per stare insieme, per essere in comunione a partire da differenze strutturali, votati ad essere una caro. Individuare la matrice genesiaca del matrimonio consente all’Autore di riallacciarsi alla teologia di Vladimir Sergeevič Solov’ëv, di Pavel Nikolaevič Evdokimov e di Giovanni Paolo II, per i quali il matrimonio è un accadimento da vivere nella sua interezza, a partire dall’evidenza del dato corporeo.