In questi ultimi vent’anni avete fatto un gran lavoro sui nostri letterati più noti, Sigismondo Castromediano, Rina Durante, Michele Saponaro, Girolamo Comi, Vittorio Bodini, Nicola G. De Donno, Vittorio Pagano, Luigi Corvaglia, forse mi sfugge qualcuno. Si può dichiarare soddisfatto o restano ancora da recuperare anche altri nomi ed altre opere?
Sulla scia del lavoro iniziato da questi due maestri, come dicevo, in questi ultimi decenni abbiamo continuato nello studio e nella valorizzazione dei maggiori letterati salentini attraverso un’attività davvero intensa: la pubblicazione delle loro opere, gli approfondimenti critici, i convegni, i corsi universitari, le lezioni, le mostre, manifestazioni di ogni genere (presentazioni, premi, passeggiate letterarie, ecc.). E, tra parentesi, devo far rilevare che occuparsi di certi argomenti non è proprio gratificante in campo nazionale perché spesso questi studi sono tacciati di “localismo” per una sorta di pregiudizio verso i nostri autori e, più in generale, nei confronti di quelli meridionali. Nonostante questo, ho cercato di portare avanti queste ricerche con passione e impegno, benché fosse enormemente più facile (e anche vantaggioso sotto certi aspetti, dal lato personale) occuparsi di autori conosciutissimi sui quali, in verità, non c’è molto di nuovo da aggiungere e il più delle volte basta ripetere concetti già espressi da altri, magari con qualche minima variazione. Ma mi è sembrato importante continuare in questa direzione per fare, in un certo senso, qualcosa di “utile” per la mia terra e dare un piccolo contributo alla conoscenza della cultura del Salento che si è sempre distinto, in tutto il Sud, per una insolita vivacità in questo campo. Dopo vari decenni di studi e giunto quasi al termine del mio percorso accademico, posso affermare di essere abbastanza soddisfatto dei risultati raggiunti. Infatti oggi, grazie al lavoro svolto, certi nomi, e penso in particolare ai più rappresentativi scrittori del Novecento di area salentina ma di livello nazionale e di respiro europeo, come Girolamo Comi e Vittorio Bodini, sono conosciuti non solo dagli studiosi ma anche da un pubblico ampio di lettori e appassionati, in campo locale e nazionale. E mentre di Bodini si parla già da un po’ di tempo (lo studio da oltre quarant’anni ormai), devo dire che una piacevole sorpresa per me è stata vedere come anche una figura come quella di Comi che può sembrare lontana dai nostri tempi e dai nostri gusti, interessi invece molto i giovani, come ho potuto verificare direttamente dedicando un corso monografico l’anno scorso a questo poeta in occasione del cinquantenario della sua scomparsa e della bella mostra allestita presso la Biblioteca provinciale. Devo dire che anche una figura come quella di Castromediano è stata apprezzata dai giovani, sia dal lato umano che da quello letterario.
Quale è stata la soddisfazione maggiore in questo lavoro di recupero e di valorizzazione?
La soddisfazione maggiore che ho avuto è stata quella di riuscire a imporre all’attenzione questi nomi per la prima volta fuori d’Italia, come d’altronde essi meritano. Di Bodini, ad esempio, si è parlato spesso in questi ultimi anni in alcune Università spagnole, come Madrid, Salamanca e Valencia e si parlerà ancora prossimamente in occasione di un Convegno di studi che si terrà ad Alicante, dove mi hanno chiesto esplicitamente un intervento su questo scrittore. A Valencia, in particolare, nel 2018 si è tenuta una Giornata di studi tutta dedicata a Bodini con la partecipazione di studiosi spagnoli e italiani, i cui Atti stanno per uscire. Inoltre sono apparsi articoli e recensioni sulle principali riviste spagnole di italianistica ed è stata appena pubblicata la traduzione del Corriere spagnolo. Di Comi invece si è parlato in Francia, dove si formò all’inizio del Novecento, presso l’Università di Aix Marseille e presso quella di Montpellier ed è stata già pubblicata una bella recensione del volume Poesie su una importante rivista specializzata mentre un’altra ancora ne sta per uscire. Anche Castromediano, che prima era a stento conosciuto anche a Lecce e in provincia, ormai si studia in campo nazionale ma anche in Francia e in America, come dimostra il recente volume, Tra realtà storica e invenzione letteraria, che raccoglie contributi di vari autori, italiani e stranieri, da me curato. Questi risultati mi hanno dato davvero grande soddisfazione anche perché, come dicevo poco fa, abbiamo dovuto superare non pochi ostacoli, interni ed esterni. Per quanto riguarda il recupero di altri nomi, oltre ai “classici” già nominati, nei mesi scorsi abbiamo ricordato due altre figure che meritano attenzione: Vittorio Pagano, del quale è stata pubblicata l’opera poetica, e Luigi Corvaglia, a cui è stato dedicato un Convegno di studi.
Con questi autori siamo per così dire al passato. Quali sono oggi i nuovi autori da studiare e valorizzare?
Per passare ora a scrittori di generazioni successive c’è un certo interesse dei ricercatori più giovani verso figure di poeti come Claudia Ruggeri e Salvatore Toma, dei quali il Centro di ricerca PENS (Poesia contemporanea e Nuove Scritture) del Dipartimento di Studi Umanistici, coordinato da Moliterni e Giorgino, ha pubblicato le opere poetiche, o ancora Antonio Verri, sul quale è uscita una monografia di Giorgino. Ma non dobbiamo dimenticarci di altri letterati salentini che hanno operato qui o in campo nazionale raggiungendo esiti apprezzabili come Salvatore Paolo, Salvatore Bruno, Aldo De Jaco, Vittore Fiore, Giovanni Bernardini, e Luciano De Rosa.
Quale ruolo hanno svolto in questo progetto le pubbliche amministrazioni, gli editori, le scuole; e che cosa avrebbero dovuto fare per renderlo più completo e più incisivo sul territorio?
Solo in questi ultimi anni è stato possibile notare un certo interesse delle pubbliche amministrazioni nei confronti di questo progetto. Penso, in particolare, al Comune di Lecce e alla Regione Puglia per quanto riguarda Bodini, al quale è intitolato un Premio letterario nazionale che si svolge ogni anno, ormai giunto alla sesta edizione. Il Comune di Lecce inoltre presenterà tra poco un progetto innovativo relativo a Bodini rivolto alla cittadinanza e ai turisti. Ma penso ancora alla Regione Puglia e alla Provincia di Lecce, nonché al Polo bibliomuseale, per quanto riguarda Comi, al quale l’anno scorso è stata dedicata una grande mostra allestita nei locali della Biblioteca provinciale. In quell’occasione sono stati pubblicati un catalogo e un volume che contiene le tre principali raccolte poetiche di Comi e che è stato accolto con molto interesse in campo nazionale, come dimostrano le recensioni uscite su riviste specializzate e testate giornalistiche. Un contributo importante, in questo campo, è stato svolto dal CUIS (Consorzio universitario interprovinciale salentino), presieduto prima dal dott. Antonio Gabellone e poi dal prof. Antonio Del Vino, che ha finanziato diverse iniziative (Convegni, Atti, pubblicazioni di opere) riguardanti Michele Saponaro, Rina Durante, Nicola G. De Donno. Ma un ruolo importante può essere svolto anche dalle Amministrazioni comunali di piccoli centri del Salento, come dimostra il caso di Cavallino di Lecce che, grazie alla sensibilità dimostrata dall’on. Gaetano Gorgoni per la cultura, ha permesso, come dicevo poc’anzi, di far conoscere e valorizzare la figura e l’opera di Castromediano in Italia e anche fuori dai nostri confini. Piuttosto le nostre istituzioni (soprattutto Provincia di Lecce e Regione Puglia), per rendere più incisivo sul territorio questo progetto, dovrebbero promuovere un Centro Studi o un Osservatorio della cultura salentina che potrebbe essere ospitato, ad esempio, presso Palazzo Comi di Lucugnano, un prestigioso “sito della memoria” che solo così sarebbe adeguatamente valorizzato. Per quanto riguarda gli editori locali, tutto ovviamente è affidato al loro impegno, non certo ai mezzi di cui dispongono né alle loro dimensioni. E qui mi piace ricordare, in particolare, l’attività svolta da alcune case editrici come Milella di Lecce, dove sono usciti gli Atti dei Convegni su Rina Durante e Nicola De Donno nonché Tutte le poesie di quest’ultimo, Besa di Nardò, che pubblica una collana interamente dedicata a Bodini e Musicaos di Neviano, dove recentemente sono state pubblicate le opere poetiche di Comi e di Pagano, oltre che della Ruggeri e di Toma. Per le scuole invece purtroppo tutto dipende dalla buona volontà di quegli insegnanti che conoscono questi nostri autori e possono parlarne ai loro allievi. Nei manuali scolastici e nelle antologie infatti, com’è ampiamente noto, nessuno di essi figura o, se figura, è appena citato, dal momento che la storia, l’arte, la letteratura del Sud hanno subìto, come si diceva poc’anzi, una costante emarginazione dalla storiografia nazionale.
E’ in corso da parte della Fondazione Leonardo Sinisgalli un’edizione nazionale delle opere del poeta di Montemurro. Perché iniziative del genere non hanno riguardato finora nessuno dei nostri poeti e scrittori?
A questa domanda è facile rispondere. Perché da noi non esiste una Fondazione che possa finanziare la pubblicazione dei nostri poeti e scrittori. Fino agli anni Novanta del Novecento esisteva invece la Fondazione del Credito Popolare Salentino che finanziava la “Biblioteca Salentina di cultura” (poi “Biblioteca di scrittori salentini”) fondata da Mario Marti, ma poi a causa delle travagliate vicende di quella Banca, tutto è finito.
Cosa suggerirebbe agli operatori più promettenti della nuova generazione per migliorare gli studi letterari nel nostro Salento?
Intanto alcuni di loro collaborano con me già da alcuni anni e hanno dato prova del loro valore. Quindi sanno che devono continuare a operare con serietà e impegno, come facevano i maestri citati poco fa. Perciò non devono mai fare discorsi di tipo provincialistico, esaltare acriticamente “glorie locali”, ma esaminare testi e autori in maniera rigorosa, senza alcun tipo di compiacimento, perché bisogna rivolgersi sempre a una comunità scientifica nazionale e internazionale.
C’è un autore salentino al quale si sente più vicino e perché?
L’autore salentino al quale mi sono sentito sempre più vicino è stato Vittorio Bodini, che per me ha rappresentato non solo un oggetto di studio, da oltre quarant’anni, ma una sorta di guida per conoscere meglio la nostra terra, la nostra storia, la nostra società. Lo ritengo uno dei poeti più importanti e originali del Novecento anche se il suo valore non è stato ancora riconosciuto completamente a causa dei pregiudizi e del conformismo che dominano la società letteraria italiana nelle sue varie articolazioni (università, case editrici, grandi giornali). Ma in tempi più recenti mi ha affascinato molto anche la figura, di uomo e letterato, di Girolamo Comi che mi sembrava antitetico (e in effetti lo è) a Bodini, perché mentre la poesia bodiniana è profondamente radicata nella storia, quella comiana è di tipo metastorico, metatemporale. Nonostante ciò, la sua poesia mi sembra estremamente attuale in un periodo come il nostro afflitto da tanti problemi che riguardano l’ambiente, il clima, l’inquinamento e in cui la natura sembra essersi quasi ribellata all’uomo ed è diventata una minaccia per noi. Comi ci dà invece una visione estremamente armoniosa del rapporto tra l’uomo e gli elementi del creato che vengono da lui continuamente esaltati nella loro bellezza e incontaminata purezza e sentiti intimamente collegati a noi. Per questo ho parlato della sua “inattuale attualità”. Ma alla fine mi piace ricordare anche una figura di scrittore e di intellettuale a cui sono stato sempre molto vicino da un punto di vista umano, Giovanni Bernardini, venuto a mancare da poco.
[“Presenza taurisanese” a. XXXVIII n. 5-6, maggio/giugno 2020, pp. 8-9]
Molto interessante l’intervista rilasciata dal prof. Lucio Antonio Giannone, che mette l’accento sulla situazione di emarginazione ~ esclusione degli autori meridionali e pugliesi in particolare. Anche se bisogna osservare che, grazie all’impegno profuso, da 40 anni ormai, dal professore ed ora continuato dai suoi alunni, la situazione è molto cambiata e poeti come Bodini o Comi, tanto per fare dei nomi, o scrittori come Saponaro o Durante, ormai hanno una loro notorietà in campo nazionale ed estero. Lo stesso, purtroppo, non si può dire di altri autori pugliesi, non salentini, che ancora sono scarsamente noti: mi riferisco ai poeti tarantini Pierri o Spagnoletti o agli scrittori Viola o Forleo, o ai poeti foggiani Serricchio o Fraccacreta o alla scrittrice Di Lascia.
Lecce ha potuto contare sulla sua università e sulla preziosa opera di Giannone, altrove c’è ancora molto da fare per colmare il vuoto e spostare in avanti la linea della conoscenza e favorire l’azione di penetrazione dei nostri esponenti letterari.
Comunque, una parola desidero spendere in favore dell’intervistatore che, con acutezza e competenza, ha toccato i punti nevralgici e stimolato adeguatamente
il professore.