Lontananza

Non abolire la lontananza : compito delle arti. Soprattutto nell’epoca che ha fatto del lontano (in greco tele) una tecnica – telematica – in grado di rendere domestico e usuale quel che si sottrae alla vista, e agli altri sensi. In virtù di questa tecnica tutto appare visitabile, transitabile, prossimo. La lontananza cessa di essere lontananza, si veste con i panni quotidiani del qui e ora. Ci sono, per fortuna, le arti  che permettono di tenere ancora aperto lo spazio e il tempo della lontananza. Abitare la lontananza vuol dire stare nel presente, respirando l’aria pulita dell’invisibile. 

Ci sono tre lemmi che, trasgredendo ogni contiguità alfabetica, accompagnano strettamente, nel dizionario della nostra interiorità, la voce lontananza. Nostalgia: l’onda dolce e amara di una lontananza che più non ci appartiene e che tuttavia continua a stare con noi, rischiarando quel che è intorno. Migrazione: il sapere aspro della lontananza, che si confronta, dolorosamente, con nuovi cammini e nuove terre.  Ospitalità: il tu che fiorisce nella tenda di chi ha accolto la lontananza.

[“DoppioZero” del 17 dicembre 2019]

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