di Guglielmo Forges Davanzati
L’Italia è il Paese che con maggiore intensità è stato colpito dalla pandemia del COVID-19. Il dibattito politico ed economico ruota intorno a diversi problemi che questa ‘guerra contro un nemico invisibile’ ha posto nell’agenda dei decisori politici. Si tratta di numerose questioni, a partire da quella strettamente economica, che fa riferimento al come, nelle condizioni istituzionali date, sia possibile evitare un’ondata di fallimenti e di licenziamenti.
Le misure di distanziamento fisico e la chiusura per legge di molte attività produttive per oltre un mese configurano uno scenario inedito, a fronte del quale le scelte di politica economica non possono che essere di natura eccezionale. Tecnicamente, il coronavirus è uno shock esogeno che ha depresso contestualmente la domanda aggregata e l’offerta e lo ha fatto, con intensità diverse, nei Paesi europei.
Il coronavirus ha imposto la chiusura di attività produttive e il distanziamento fisico con l’immediato calo dei consumi.
Sul piano della politica economica, si discute intorno alla revisione dei principali assiomi sui quali è stata costruita l’Unione monetaria europea, a partire dalla convinzione per il quale il debito pubblico è un freno alla crescita e il dogma per il quale i Paesi della sponda mediterranea (Italia inclusa) usano le risorse comunitarie per usi improduttivi. In particolare, ci si sta rendendo conto che i vincoli posti all’espansione del rapporto deficit/Pil e del rapporto debito/Pil non hanno senso in una condizione di estrema gravità e intensità della crisi in corso. Si tratta di vincoli istituiti nel Trattato di Maastricht nel 1992 – rispettivamente al 3% e al 60% – e certificati successivamente dal Fiscal Compact nel 2012. Va da sé che i trattati europei possono essere rivisti – e dovrebbero essere rivisti – in condizioni di emergenza. Ciò consentirebbe di erogare liquidità alle imprese e alle famiglie ‘monetizzando’ parte del debito pubblico, ovvero consentendo alla Banca centrale europea di acquistare titoli del debito pubblico dei Paesi appartenenti all’Unione monetaria europea.