Il Giorno della Terra e “le certezze inconfutabili” della scienza

Queste esperienze nelle scuole mi confermano che i giovani umani hanno una voglia matta di conoscere la natura. Sono curiosi, elaborano le informazioni rapidamente, le trasformano in conoscenza e si pongono domande profonde. Peccato che queste cose, a scuola, non si facciano gran che. Non fanno parte delle cose veramente importanti, e sono trattate solo se qualche docente le propone in programmi integrativi. Ho già scritto di questo in altri articoli, ma ogni tanto mi va di ripeterlo, perché le cose non cambiano. Non c’è posto per la natura nella nostra cultura. La mia è un’ossessione, lo so, però non posso non ripetere che senza la natura noi non possiamo vivere. Si tratta di qualcosa di estremamente importante, più importante di qualunque altra cosa. Non chiedo che, vista l’importanza, non si faccia altro. Ma diamine! non farla proprio è un estremo altrettanto irrazionale. Le scuole possono fare progetti di approfondimento e, in molti casi, scelgono di approfondire temi sulla natura. E’ per questo che mi capita così spesso di essere invitato. Lo fanno perché, normalmente, questi temi sono trascurati, mentre ai giovani studenti interessano moltissimo. Il resto, invece, li annoia mortalmente. 

Ricordo ancora, quando avevo quell’età, che mi costringevano ad imparare a memoria insulse poesie (che ancora non riesco a scacciare dalla mente) di cui non comprendevo il significato o, se lo comprendevo, mi lasciava completamente indifferente. A me piacevano gli animali. E li conoscevo tutti. Mio padre aveva comprato cinque volumoni intitolati proprio Animali, e io leggevo quelli. Non dovevo fare sforzi per ricordare. Le cose interessanti, appassionanti, si imparano senza fatica. E’ un piacere approfondirle, studiarle. Mentre le cose noiose richiedono sacrificio. 

Rivedevo me in quei bambini che alzavano la mano. Quando ero come loro avevo la stessa ansia e, a ben guardare, credo di essere rimasto proprio con quella stessa curiosità infantile. Una poesia non mi dice niente (e pensare che mio padre era un poeta… ha anche vinto dei premi) ma se guardo una medusa pulsare nell’acqua… non ci sono parole per descriverla. Bisogna guardarla, si spiega da sola. E’ un distillato di bellezza, di eleganza e leggiadria, ed è anche micidiale. La medusa più grande ha l’ombrello con un diametro di tre metri (un piano di una casa) e i suoi tentacoli possono arrivare a venti metri (una casa di sette piani). Tranquilli, vive nell’Artico.  Ma riuscite a vederla, nella vostra testa? Quei bambini la vedevano, mentre la descrivevo, e facevano ohhhhh. Non ho mai visto i bambini fare ohhh ascoltando “Ei fu siccome immobile…” o enunciando cose tipo “raggio per raggio per tre e quattordici”. Perché tralasciare completamente quello che la natura, attraverso il nostro istinto, ci impone di conoscere (la natura stessa) e accanirsi su cose che sono sì importanti, importantissime, ma che vengono sicuramente “dopo”? Per favore, non roviniamo quei bambini! Questa cultura fuori dalla natura è la prima causa dei disastri che stiamo vivendo, ne è la causa ultima, la principale. Poi ci sono le cause prossime, come la disonestà, la corruzione, l’incompetenza trionfante. Ma sarebbe vano avere persone oneste, integerrime e competenti che non tenessero conto della natura. Il loro agire non ci potrebbe salvare dal decadimento dell’ambiente che ci sostiene e che soddisfa i nostri bisogni, e senza il quale non possiamo vivere. 

***

Il Ministro Francesco Boccia, indispettito dalle variegate opinioni di virologi ed epidemiologi, è sbottato con una frase in cui chiede alla scienza “certezze inconfutabili”. Apriti cielo! Boccia bocciato in scienze? La scienza è divisa in almeno due categorie. La serie A è “dura”, e predice con la matematica, che non è un’opinione. Le scienze di serie B, quelle descrittive, sono immature, e ancora non hanno equazioni predittive. Antonino Zichichi ha affermato che l’evoluzione non ha equazioni e esperimenti probanti, e quindi non è scienza. Il ministro Boccia si aspetta che tutte le scienze siano di serie A: predittive. All’inizio della pandemia qualche medico disse che si trattava di una banale influenza e che non c’era da preoccuparsi; tantissimi contagiati, infatti, non si sono neppure accorti di aver preso il coronavirus, altri hanno avuto una lieve indisposizione e sono guariti. Altri scienziati hanno predetto sfracelli, e infatti mai si sono visti così tanti morti nelle influenze precedenti! Entrambe le posizioni sono in parte confutate. La medicina produce certezze probabilistiche, e solo dopo si vede chi aveva più ragione dell’altro. Circola una vignetta con Darwin che dice: È OK se non volete stare in quarantena! La selezione naturale toglierà di mezzo i sensibili al coronavirus, e prevarranno gli immuni al virus. L’immunità di gregge: così funziona la natura. Boris Johnson non è guarito: è stato guarito. Sepulveda è stato curato da medici meno bravi di quelli di Boris Johnson? La scienza predittiva, quella che prevede il futuro con le equazioni, tratta fenomeni semplici. Quando il gioco si fa duro, le equazioni perdono senso e si opera per prove ed errori che non portano mai a verità inconfutabili, ma solo a verità statistiche, confutabili e confutate. 

Boccia pratica l’economia, una disciplina che si basa su formule predittive. Funzionano? A volte si, a volte no. I modelli economici non hanno predetto gli effetti della pandemia! Le formule non avevano considerato i virus! Gli economisti ambiscono a giocare in serie A, e si scottano. Perché l’economia è come la medicina. Opera in un campo molto complesso che permette la formulazione di verità che sono sempre confutate, perché probabilistiche. Anche le scienze dure sono confutabili. Ve la ricordate la ministra del tunnel che da Ginevra va al Gran Sasso? Qualche fisico nostrano aveva affermato di essere riuscito a produrre oggetti più veloci della luce, confutando le equazioni che, nella teoria corrente della fisica, postulano che nulla possa essere più veloce della luce. Se si trovo qualcosa di più veloce, allora si confuta quella che, prima, veniva ritenuta una certezza non confutata. E gli scienziati devono produrre altre formule che resistano alle confutazioni, fino a prova contraria. Lo sappiamo che le cose sono molto più variegate del bianco o nero, vero o falso, che viene spacciato come unica scienza dagli scienziati “duri”, quelli che prevedono con l’equazione. 

E quindi: assolti Boccia e Gelmini. Bocciati gli scienziati “duri” che hanno costruito una percezione della scienza incentrata su loro stessi. Quando si ammalano, però, anche loro vanno dal medico. E si affidano alla sua scienza “molle”. Morale: abbiamo bisogno di maggiore cultura scientifica, anche negli scienziati che, a volte, sono un po’ “duri” di comprendonio, pensando che il loro modo di fare scienza sia l’unico valido. Boccia ha creduto alle loro promesse. Ampiamente confutate nella loro universalità.

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