di Ferdinando Boero
Qualche giorno fa sono andato a Racale, in una scuola media, invitato a parlare del mio lavoro di naturalista. Pochi giorni prima avevo fatto la stessa cosa in una scuola media di Lecce. Nel Giorno della Terra, il 22 aprile, ho fatto due conferenze, una all’Università e una a Caprarica. Non so perché, ma ricevo molti inviti per parlare in pubblico e, se posso, dico sempre di sì. A volte mi danno molto tempo. A Racale, invece, avevo 20 minuti. Sono un fanatico del rispetto degli orari, e dopo venti minuti mi sono fermato. La bravissima professoressa che mi aveva invitato ha chiesto se ci fossero domande. E si è alzata una selva di mani. Ho guardato la professoressa e mi ha spiegato, alzando le mani con le palme rivolte verso l’alto, che lei non c’entrava. Non erano preparate, le domande. Non finivano mai. Ed erano tutte domande sensate, profonde. Una scuola che insegna a fare domande, e non solo a dare risposte, ha raggiunto un obiettivo importantissimo. L’argomento, ovviamente, erano le meduse. Qualcuno mi aveva persino visto in televisione e gli era rimasta qualche curiosità. C’erano anche i genitori dei bambini, e anche loro avevano titolo a fare domande. Ma nessuno ne ha fatto. I bambini sì, loro avevano voglia di sapere, e non riuscivo ad accontentarli. Più dicevo, e più volevano sapere. Lei ha detto che le meduse hanno gli occhi, ma allora hanno un cervello? Domande alle quali si comincia da poco tempo a dar qualche risposta.