di Antonio Errico
Quella montagna di incertezze che ci sovrasta, all’improvviso si è fatta più alta e più scura, introducendo nella sua natura un elemento che costituisce la sostanziale differenza rispetto alla condizione di incertezza precedente e che consiste nella consapevolezza della nostra fragilità assoluta. Da un giorno all’altro abbiamo scoperto che non è vero che possiamo tutto, che le nostre possibilità sono infinite. Da un giorno all’altro ci siamo ritrovati a fare il conto con il senso di impotenza, con l’incapacità di reagire, di contrastare un fenomeno sconosciuto che ci fa paura, ci aggredisce.
Così, ancora una volta, davanti alla montagna di incertezze che sovrasta, abbiamo confidato nella scienza. Ci siamo detti che qualche certezza può soltanto venire dalle sue scoperte, dalla sua capacità di rivelare l’ignoto, di riconoscere e sconfiggere l’insidia che si annida nelle pieghe del mondo.
Ci siamo detti che, in fondo, ha vinto altre battaglie che non erano meno complicate di quelle che sta combattendo in questi giorni.
Quando alcuni giorni fa in un’intervista al Messaggero, Guido Silvestri, capo del Dipartimento di Patologia alla Emory University di Atlanta, ha detto che il virus non è un’entità soprannaturale, né un Cavaliere dell’Apocalisse, che tra i virus non è nemmeno nella lista dei peggiori, che lo sconfiggeremo anche perché da parte della scienza c’è uno spiegamento di forze come non è mai accaduto nella storia, e la straordinaria disponibilità di un armamentario scientifico e tecnologico, abbiamo tirato un sospiro di sollievo. Ci siamo detti che ce la faranno anche questa volta.