di Guglielmo Forges Davanzati
Anno 2013
L’Università sottofinanziata e il declino italiano
[in “MicroMega” online del 25 gennaio 2013]
Il tema della disoccupazione giovanile – attestatasi al massimo storico del 37% – è pressoché assente nei dibattiti di questa campagna elettorale. La tesi dominante fa riferimento alla convinzione, ampiamente divulgata nel corso degli ultimi anni, secondo la quale la disoccupazione giovanile è molto elevata perché i giovani italiani sono eccessivamente istruiti. Una popolazione giovanile molto istruita – si argomenta – trova difficilmente occupazione, dal momento che le nostre imprese – salvo rare eccezioni, di piccole dimensioni e poco innovative – non hanno bisogno di un’ampia platea di lavoratori qualificati. L’implicazione di politica economica che ne deriva consiste nel ridurre l’offerta di lavoro qualificato, disincentivando le immatricolazioni alle Università, e spingendo i giovani a “riscoprire il valore del lavoro manuale”.
Occorre chiarire che si tratta di una tesi falsa e che l’implicazione di politica economica che ne deriva rischia di amplificare il problema, con effetti negativi sul tasso di crescita. La tesi è falsa per le seguenti ragioni.
1) Il numero di studenti iscritti alle Università italiane si è già significativamente ridotto nell’ultimo biennio, sia a ragione della campagna di delegittimazione dell’Istituzione, sia a ragione della consistente riduzione dei finanziamenti pubblici agli Atenei e del conseguente aumento delle tasse, in un contesto, peraltro, di significativa riduzione dei redditi. L’esistenza di effetti di apprendimento sembra aver rivestito un ruolo significativo in questa dinamica: avendo verificato – dall’esperienza delle precedenti generazioni – che laurearsi non conviene, si rafforza la convinzione che ciò sia vero. Il CNVSU – Comitato Nazionale per la Valutazione del Sistema Universitario – ha evidenziato che, nell’anno accademico 2010-2011, si sono immatricolati in Università italiane meno di 6 individui su 10 giovani diplomati. Nel Rapporto OCSE 2010 (“Education at a Glance”) si legge che il numero degli studenti universitari che conclude il percorso di studi si aggira attorno al 30%. Si osservi che ciò accade in un contesto nel quale è già modesto il numero di immatricolati e di laureati. L’Eurostat rileva che, a riguardo, l’Italia è ben al di sotto della media europea: nel 2011 la percentuale di laureati sul totale della forza-lavoro in età compresa fra i 30 e i 34 anni in Italia si è attestato, in Italia, al 20,3%, a fronte di una media europea del 34,6%, con Paesi che superano il 40% (Gran Bretagna, Francia e Spagna).